Il 2 giugno, Shavuot
e la sfida della libertà

Quest’anno la festa della Repubblica, che stiamo celebrando con profondissimo senso di identificazione e partecipazione, è quasi sovrapposta alla festa di Shavuot. Al di là della distanza millenaria nella fissazione delle rispettive date vengono alla mente parallelismi e distinguo su cui condivido l’invito a riflettere.
Entrambe le feste segnano un momento costituente dopo alcune settimane dalla liberazione fisica – quella nazifascista del 25 Aprile 1945 e quella dell’uscita dall’Egitto – completate con la ricezione di un testo indirizzato al popolo che regola la vita di una collettività su un determinato territorio; collettività accomunata intorno ad un nucleo di valori – quello della vita senz’altro tra i più fondamentali, se non l’assoluto primario. Il testo biblico è emanato da D-o e da quel Dio unico che siamo comandati di riconoscere, seguire e di cui fidarci, ma trasmesso e spiegatoci da Mosè; la Costituzione italiana scritta da uomini, senza dubbio di grande cultura e spessore, dopo la fondamentale scelta referendaria della forma repubblicana, anziché monarchica. Scelte entrambe intorno alla quali ricostruire la propria identità nazionale e collettiva, dopo la schiavitù durata 400 anni in Egitto, la guerra e la devastazione fascista nel caso italiano. In questo caso – e su questo occorre riflettere – il popolo italiano si è liberato da un male e dalla schiavitù di un regime che aveva però accettato e sostenuto per moltissimi anni. Non tutti certo, e grazie a quei pochi combattenti antifascisti si è conquistata quella libertà festeggiata alcune settimane fa. C’è quindi una dimensione di corresponsabilità.
La liberazione, quindi libertà, richiede regole di vita e di relazioni, tra singoli e tra istituzioni ed è nostro dovere ricordarcelo ogni giorno. Questo vale per noi come ebrei rispetto al testo biblico, che ha ispirato concetti e istituzioni che le democrazie occidentali hanno maturato solo nel ventesimo secolo dopo la guerra, e che sono oggi anche alla base del testo costituzionale, punto di riferimento per noi tutti come italiani. Ve ne sono altri di aspetti comparativi da approfondire, ad esempio le distinzioni a partire dal concetto di abbinamento o separazione tra stato e religione. Mi fermo non per esaustività della riflessione, che può proseguire, ma per rimarcare quanto con il 2 giugno e la festa di Shavuot siamo responsabilizzati a vivere secondo schemi che tutelano libertà oggi severamente in pericolo e che sono per nulla scontate.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI

(Foto: Quirinale)

(2 giugno 2022)