DafDaf giugno 2022
L’importanza di porsi domande
“Di cosa è fatto l’universo? Ma, soprattutto, perché ci facciamo tante domande?”.
Sono parole che nella copertina del numero 133 di DafDaf facciamo pronunciare a Filò, il personaggio creato da Luisa Valenti per la rubrica di filosofia che per tanto tempo Sara Gomel ha curato per le pagine del giornale ebraico dei bambini, ma vogliamo chiarirlo subito: è una piccola forzatura. In realtà è un frammento “rubato” al “Missione filosofia”, il libro che presentiamo nelle prime pagine. Scritto da Sara Gomel e illustrato da Elena Triolo (e pubblicato da MIMebù edizioni), riprende e approfondisce alcuni dei temi toccati su DafDaf, per cercare risposta alle domande che abbiamo voluto mettere in copertina, anche grazie ad Artemisia, personaggio creato per il libro da Elena Triolo. Filò e Artemisia, insieme, ci ricordano che la filosofia costituisce un mondo complesso e inesauribile, pieno di spunti pronti per essere trasformati in ragionamenti e riflessioni. In “Missione filosofia” ci sono indizi e riferimenti di arte, scienza, matematica, grammatica, musica… perché tutto ciò che riguarda il sapere è pane quotidiano per chi fa filosofia. Parola di Sara Gomel. E di Filò.
In Israele si svolge la vicenda raccontata da Adam Smulevich, che questo mese ha scelto come tema la vita del rabbino Kalman Samuels e di sua moglie Malki, due figure la cui storia rappresenta una fonte di ispirazione preziosa. “Kalman – spiega – è originario del Canada e ha fatto l’aliyah a inizio degli Anni Settanta per motivi di studio. Dal sodalizio con Malki, conosciuta allora, nascono una famiglia e un figlio. Un’esistenza che scorre su binari di relativa tranquillità fin quando il dramma bussa alla porta: Yossi, il loro figlioletto, non sta bene”. I Samuels decidono di consacrare la propria vita a una missione i cui frutti, davvero straordinari, sono gli occhi di tutti: il suo nome è Shalva ed è un centro di assistenza per l’infanzia con disabilità fisico-psichica la cui sede è a Gerusalemme.
Prosegue anche la rubrica curata da Daniel Reichel e dedicata a Israele e a una delle sue istituzioni più caratteristiche, a partire dalle parole dei dieci uomini e delle due donne che fondarono nel 1910 la madre di tutti i kibbutzim, come è conosciuto in Israele il kibbutz Degania. “Siamo venuti a stabilire un insediamento indipendente di lavoratori ebrei, sulla terra nazionale, un insediamento collettivo senza sfruttatori né sfruttati – una comune” scrissero allora i dodici fondatori, dando vita a uno dei simboli della storia del paese. Al centro dei loro sforzi, il lavoro nei campi, come dice il nome stesso del kibbutz che deriva infatti da Degan (cereale). Qui i pionieri coltivavano frumento, orzo, avena, mais e sorgo.
Visto che oramai siamo in estate, abbiamo scelto di parlare ai giovani lettori anche del movimento dei volontari che da tutto il mondo iniziò ad affluire in Israele subito dopo la Guerra dei Sei giorni, spesso proprio andando a lavorare in un kibbutz.
Visto che il caldo sta iniziando a farsi sentire Claudia De Benedetti nella sua rubrica “in cucina” propone una soluzione perfetta, e scrive: “Quando arriva il caldo abbiamo sempre voglia di qualcosa di fresco, cosa c’è di meglio di una granita? Esistono infinite varietà di granite, a seconda delle zone e di gusti. Il primato di questa bontà spetta senza dubbio alla Sicilia, ma Roma si difende bene con la ‘grattachecca’ che ha consistenza e sapore completamente diversi. La storia della granita siciliana è molto antica, risale all’arrivo degli arabi nell’isola: portarono la ‘sherbet’, bevanda ghiacciata tipica del Medio Oriente aromatizzata con petali di fiori e succhi di frutta”.
Buona lettura!
Ada Treves social @ada3ves
(7 giugno 2022)