Fosse Ardeatine, 335 storie:
una rete per la Memoria

Sono ad oggi oltre 13mila i documenti selezionati, analizzati e digitalizzati nell’ambito del progetto “ViBiA – Virtual Biographical Archive” ideato dal Museo storico della Liberazione di via Tasso e dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata per raccontare nel modo più esaustivo possibile, partendo dalla storia delle 335 vittime, l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Un progetto in divenire ma che già molti risultati ha messo a segno nei suoi sette anni di attività, col supporto anche del governo federale tedesco che dal 2019 lo sostiene attraverso il Fondo italo-tedesco per il Futuro. L’occasione per fare il punto nel corso di un incontro di studio in svolgimento presso la Sala convegni dell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica con la partecipazione dei numerosi partner istituzionali coinvolti in questa rete del ricordo consapevole.
Coordinato dalla professoressa Alessia A. Glielmi, autrice nel 2020 del saggio “Il corpo e il nome. Inventario della Commissione tecnica medico-legale per l’identificazione delle vittime delle Fosse Ardeatine (1944-1963)”, il progetto si basa su un metodo comparativo attraverso il quale è stato possibile individuare i nominativi e i dati biografici di sei vittime considerate ignote, delle quali si è anche ricostruito il luogo e la cella di detenzione a Regina Coeli. Tra essi Marian Reicher e Heinz Eric Tuchman, identificati ufficialmente nel 2020.
“Citando Carlo Azeglio Ciampi, le vittime dell’eccidio rappresentano uno spaccato della società italiana” ha sottolineato Antonio Parisella, direttore del Museo storico della Liberazione. Da qui l’esigenza, ancora più profonda, di conoscere e capire. “Una Memoria tangibile: è questo il grande pregio di questo lavoro” ha poi evidenziato la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, rimarcandone l’autorevolezza e la fruibilità. Per Annette Walter, capo dell’Ufficio Culturale dell’ambasciata tedesca, un’iniziativa nel segno di quello “studiare insieme” premessa necessaria per lasciare il segno, con la speranza in futuro “di creare ulteriori archivi”. Valore aggiunto di ViBiA, secondo il direttore del Centro Romano di Studi sull’Ebraismo di Tor Vergata Tommaso Caliò, non solo “rigore e complessità”, ma anche “modalità di trasmissione” di un progetto che è sempre più un punto di riferimento per numerosi ricercatori e studenti.
Tre le sessioni in cui sono stati suddivisi i lavori della giornata, introdotti dalla sovrintendente dell’Archivio storico del Quirinale Marina Giannetto: la prima incentrata sul tema “vittime”, la seconda sui “processi”, la terza infine sul “senso del ricordo e ruolo della memoria”. Coinvolti tra gli altri Laura Brazzo della Fondazione Cdec e Claudio Procaccia e Silvia Haia Antonucci dell’archivio storico della Comunità ebraica di Roma, istituzioni entrambe protagoniste nella sfida di ViBia.