Psicodramma
Sabina Manes è autrice del libro “Lo psicodramma: tecniche e giochi di conduzione”. Franco Angeli, Milano, 2011, nel quale avvia il discorso citando Jacob Levi Moreno, fondatore della cennata tecnica. Non a caso, nello psicodramma c’è un conduttore. Vedevo “Di Martedì”, programma de La7 condotto da Giovanni Floris, e mi pareva di scorgere qualcosa di diverso dagli altri talk show, che si adagiano sul personaggio, il quale finisce per menare le danze, mentre qui il conduttore guidava gli ospiti, la cui performance aveva del sorprendente. Un ospite ha raccontato le sue vicissitudini da bambino, che sembravano particolarmente impegnative e che, in ogni caso, sarebbero state tali da meritare l’alone avvolgente della riservatezza; un altro si è ripetuto contro Israele, paese che è invariabilmente oggetto delle sue attenzioni (salvo ad essere fulminato da una guardataccia orwelliana), altri si sono cimentati nel mettere a nudo le debolezze della posizione politica del soggetto intervistato. Talvolta la scena schizzava e sembrava di essere pirandellianamente presa d’assalto da personaggi alla febbrile ricerca del proprio autore. Sta di fatto che scrutavo in cerca del “mirroring” e cullavo l’illusione di una catarsi in diretta. Nell’impervio rapporto fra realtà e fantasia, mi è parso che quest’approccio sottilmente celato riuscisse a sollevare il velo sull’intreccio fra personaggi e idee, facendo capire qualcosa allo spettatore: una vera rarità, perché dalla televisione, in genere, non si impara niente. Che sia questo l’approccio giusto per valorizzare il mezzo televisivo? Penso che i partecipanti non ne fossero consapevoli, al di fuori del conduttore, che nella televisione commerciale sembrerebbe aver trovato il terreno giusto per dispiegare il suo grande talento.
Emanuele Calò, giurista
(7 giugno 2022)