Sapersi muovere

Talvolta quando viaggio non pochi mi hanno chiesto perché mi ostini ad usare un atlante stradale o una pianta di città cartacea col rischio anche di perdermi quando invece con Google Maps tutto è più semplice ed immediato. Digiti il punto di partenza e l’indirizzo di destinazione e il software, oltre a indicarti percorso, tempi di percorrenza e situazione del traffico, ti accompagna per tutto il viaggio insieme a una piacevole voce robotica (sic!). Non è raro camminando anche nella propria città sentire quella stessa voce ormai così familiare che precede turisti all’avanscoperta di luoghi a loro sconosciuti. Bisogna ammettere che Google Maps, almeno come ausilio, per certi versi è davvero utile, specie nelle grandi metropoli per individuare indirizzi specifici o periferici che una mappa cartacea magari non individuerebbe con esattezza, o anche per la funzione “street view” che mette in guardia l’automobilista sulla pericolosità o meno di una stradina poco asfaltata di montagna. Ma ho sempre pensato che l’abuso di tali strumenti di “navigazione” porti l’essere umano a perdere un po’ di quella capacità che ha appreso nel giro di secoli, ovvero il sapersi muovere e orientare all’interno dello spazio circostante. Sempre più spesso si legge che almeno la metà degli adolescenti contemporanei non sarebbero in grado di comprendere un testo scritto. Al di là dell’attendibilità di questa notizia, la quale in parte pare derivare anche da una lettura sbagliata dei dati a disposizione sulla dispersione scolastica, noto che molti adulti (quindi non più adolescenti) non riescono a leggere una carta geografica, non sanno ben orientarsi in un luogo anche conosciuto, o sono incapaci di calcolare la distanza chilometrica. Poiché la geografia è una tra le materie scolastiche più bisastrate la mancata comprensione di una mappa suscita forse meno scalpore rispetto a quella di un testo scritto. Eppure purtroppo lo constatiamo persino durante una guerra, la geografia permea ogni cosa del nostro mondo. Anche nella Torah località e riferimenti geografici sono onnipresenti, forse persino in misura maggiore rispetto ad altri testi religiosi dell’antichità, non pochi filologi e rabbini nel tempo hanno cercato di individuare con esattezza la collocazione dei molti luoghi citati. La Torah, e l’intero Tanakh, contiene quindi al suo interno una mappa, anzi molte mappe le quali occupano uno spazio fisico e celeste.
In fondo una mappa non è solo uno strumento per muoversi e orientarsi è anche un mezzo per conoscere e comprendere i territori attraversati, così come ciò che è situato nei suoi dintorni e oltre. L’abuso della navigazione con mappe digitali al contrario rischia di portare il viaggiatore a un viaggio più passivo incentrato sul punto di arrivo piuttosto che sul viaggio in sé. Ciò può essere ben comprensibile in agosto dentro il Grande Raccordo Anulare o nel traffico interminabile dell’A4 ma in altri casi vale la pena anche perdersi un po’.

Francesco Moises Bassano

(10 giugno 2022)