Teheran sfida il mondo

Lo spegnimento di 27 telecamere negli impianti nucleari rappresenta, da parte dell’Iran, una sfida aperta alla comunità internazionale. A quanto pare ne resteranno attive una quarantina legate agli accordi di Salvaguardia. Ma, riporta Repubblica citando le parole del numero uno dell’Aiea Rafael Grossi, il risultato non cambia: “Senza svolte, tra tre, massimo quattro settimane, l’Aiea non sarà più in grado di relazionare correttamente sullo sviluppo nucleare del Paese, che secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia è più vicino che mai alla capacità di sviluppo di un’arma atomica”. La strategia di interrompere il monitoraggio video di alcune centrali nucleari non è nuova per Teheran, segnala il Foglio. Ora però l’Iran “si è dotato di altre tecnologie”.

Ancora violenza all’interno della realtà arabo-israeliana. A farne le spese la 28enne Johara Khanifs, attivista per i diritti delle donne, uccisa da un esplosivo sotto la sua automobile. “L’hanno ammazzata come le tante altre che in questi anni aveva provato a difendere, una strage in quella strage che sono gli omicidi nella comunità degli arabi israeliani. Già 35 – sottolinea il Corriere – in questi primi cinque mesi e mezzo dell’anno, tra loro cinque donne”. Nell’articolo si riporta un altro dato inquietante: “L’anno scorso il 70 per cento di tutti gli omicidi in Israele è avvenuto tra arabi, anche se rappresentano solo il 20 per cento della popolazione”.

La foto dell’incontro tra Liliana Segre e Chiara Ferragni su varie prime pagine. “E giunse il giorno – si legge sulla Stampa – in cui il Novecento e gli anni Venti del Duemila si incontrarono. Segre e Ferragni, due rette parallele che mai nessuno pensava si potessero incrociare, si sono accomodate su un divano, hanno guardato in camera e hanno sorriso”. Insieme in futuro saranno al Memoriale della Shoah di Milano. Un luogo in cui la città si darà appuntamento a breve per l’inaugurazione del “nuovo polo di memoria storica e laboratorio sul futuro, con una biblioteca-archivio, un’aula studio e un’agorà” (Corriere) predisposto insieme al Cdec.

Torna a riaccendersi l’attenzione sull’attentato al Tempio Maggiore di Roma del 9 ottobre 1982. Andrea Marcenaro, nella sua rubrica sul Foglio, commenta amaro: “Quell’azione eroica azione degli stessi palestinesi che ora applaudono Putin in Ucraina, nonché la fuga obbligata da Mosca del rabbino Goldschmidt, venne esaltata in corteo dai putiniani di allora, con tanto di bara. Erano i simpatizzanti dell’Operazione speciale di denazificazione delle sinagoghe”.

Sul Venerdì di Repubblica si parla di Oltre il ghetto. Dentro&Fuori, l’ultima mostra del Meis. Un allestimento, si legge, in cui “il senso della Storia e di una storia particolare, quella degli ebrei italiani dall’istituzione del ghetto di Venezia (1516) fino alla Prima guerra mondiale, è restituito da materiali diversi”.

Il calcio come veicolo di integrazione. Su Repubblica il racconto di due esperienze di valore legate alla realtà mediorientale: il progetto Social Goal, protagonista in questi giorni in Sardegna; e le attività del Roma Club Gerusalemme, una cui rappresentativa è impegnata invece nella Capitale.
“I bimbi fanno la storia: israeliani con palestinesi”, titola la Gazzetta dello sport a proposito dell’iniziativa di Social Goal.

Su 7 del Corriere una testimonianza della scrittrice Fernanda Pivano, che fu compagna di classe di Primo Levi, sulla loro bocciatura giovanile in italiano (ricevettero entrambi un 3) e sulla frustrazione provata per la sua mancata vittoria del Nobel.

Venduto all’asta, per 13 milioni di dollari, uno stradivari appartenuto al violinista Toscha Seidel. Tra i suoi allievi, ricorda il Corriere, Albert Einstein.

“Singer nel ghetto americano sogna l’ebraismo orientale”. Il Giornale presenta così l’ultima raccolta di racconti dello scrittore, pubblicata da Adelphi.

Sul Venerdì gli esiti di una ricerca della studiosa israeliana Tamar Herzig, dedicata ad alcune vessazioni inflitte a prigionieri ebrei nella Livorno di inizio ‘600.

Danneggiate a Genova due pietre d’inciampo. “Ladri o antisemiti?”, si chiede il Secolo XIX.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmmoked

(10 giugno 2022)