Lavoro e vitalizi

Parlando di un vitalizio concesso a uno scrittore/poeta indigente, si sente biasimare che la cultura sia l’unica attività che la società si aspetta sia svolta gratuitamente. Ti sorprendi e ti ritrovi a riflettere. Il poeta può anche fare l’imprenditore, l’artigiano, l’insegnante, il fruttivendolo, perché no? Giusto aiutarlo se indigente nella vecchiaia, così come dovrebbero essere aiutati e assistiti, se indigenti nella vecchiaia, l’imprenditore, l’artigiano, l’insegnante, il fruttivendolo. Perché l’intellettuale dovrebbe essere categoria protetta, come una specie animale in via di estinzione? E, oltretutto, con quale metro si giudica che l’intellettuale sia degno di essere considerato tale?
La norma per l’essere umano è il lavoro, che invera la nostra costituzione, che nobilita (si fa per dire!), e non il reddito di cittadinanza acquisito come diritto naturale, o come risarcimento per una occupazione non trovata – o magari neppure cercata. Un pensiero difficile, discutibile, spinoso e accidentato, che però costringe a riconsiderare il dovere di tutti di contribuire al bene comune.
Naturalmente, fatte le debite dolorose eccezioni dei casi di necessità, quelli veri.

Dario Calimani

(14 giugno 2022)