In missione a Kiev
Draghi, Macron e Scholz seduti al tavolo del treno che li sta portando verso Kiev. È l’immagine, scattata nella notte, che apre le edizioni online dei diversi quotidiani per un appuntamento – la missione in Ucraina dei tre leader – atteso e carico di significato. Ad attenderli il presidente Zelensky e le richieste di maggior sostegno militare per far fronte all’aggressore russo che, raccontano i quotidiani, nel Donbass si è riorganizzato e avanza. Il viaggio dei tre leader, scrive il Corriere, è un gesto di solidarietà verso l’Ucraina, ma è anche un tentativo di capire se esistono strade diplomatiche. Opzione che però Kiev al momento non sembra considerare plausibile: “Temo che nella loro imminente visita a Kiev, Draghi, Scholz e Macron premano perché il Paese accetti un cessate il fuoco. – ha detto il consigliere del presidente ucraino Zelensky, Oleskjy Arestovych – Temo che cercheranno di raggiungere una sorta di Minsk 3”.
Strette e accordi sul gas. La notizia di apertura dei quotidiani arriva però da Mosca con la decisione russa di tagliare del 15 per cento le forniture di gas all’Italia e del 33 alla Germania. Il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani ha assicurato che “al momento non si riscontrano criticità” e una dichiarazione simile è arrivata da Berlino. L’Europa intanto continua a muoversi per diminuire la sua dipendenza dal gas russo. Così, dopo la visita di Draghi e von der Leyen in Israele, arriva la firma in Egitto di uno importante accordo trilaterale proprio sulla fornitura di gas israeliano. A siglarlo, Bruxelles, il Cairo e Gerusalemme. L’accordo, spiegano Sole 24 Ore e Repubblica, prevede che il gas sarà esportato da Israele in Egitto attraverso un gasdotto. Lì verrà portato allo stato liquido per poter essere trasportato via nave verso l’Europa, dove sarà ritrasformato in gas. A Bruxelles il portavoce della Commissione europea Tim McPhie ha spiegato che entro la fine dell’anno l’export verso l’Europa di gas naturale liquefatto israeliano “potrebbe raggiungere i sette miliardi di metri cubi, un ammontare che potrebbe raddoppiare dall’anno prossimo in poi”. Rimane da capire, evidenzia il Sole 24 Ore, se nel quadro di questa collaborazione si porterà effettivamente avanti il progetto del gasdotto Eastmed, che unirebbe direttamente i giacimenti israeliani all’Europa.
Germania e simboli antisemiti. Nella chiesa di Wittenberg, in Germania, una scultura medievale raffigura una scrofa che allatta degli ebrei (Judensrau), mentre un rabbino le solleva la coda. Una chiara rappresentazione antisemita, che un membro della comunità ebraica di Bonn aveva chiesto venisse rimossa. La Corte federale di giustizia di Karlsruhe ha però respinto questa richiesta, affermando che oggi la statua rappresenta un monito storico. Di questa vicenda parla oggi Paolo Salom sul Corriere, contestando l’opportunità di lasciare la statua lì dov’è. “Per una figura, la Judensau appunto, che resta altamente offensiva per gli ebrei contemporanei, all’indomani dello sterminio di un mondo intero – evidenzia Salom – , il silenzio che ne ha accompagnato il percorso nelle aule di tribunale appare quanto meno sospetto. Per fortuna, l’autore della denuncia, Michael Düllmann, ha promesso di non arrendersi”.
Roma e il Festival Ebraica. Sarà la Notte della Cabbalà ad aprire il 19 giugno la nuova edizione della rassegna Ebraica (21-23 giugno), con la mostra fotografica I’m Barbra, seguita da un monologo di Yarona Pinhas sull’amore e dalla Serata Gary con Silvio Orlando a raccontare il mondo del celebre scrittore. Lo raccontano i dorsi romani di Messaggero, Corriere e Repubblica, presentando la rassegna intitolata “Back to humans”. “Da segnalare – scrive il Messaggero – lo spettacolo Giobbe, tratto dal libro di Joseph Roth, Mr. Dago Show con Marco Bonini, la passeggiata con Francesco Rutelli e Sandro Di Castro, il talk Non facciamo storie, ragazzi nel web”. Ta gli ospiti anche il sindaco Roberto Gualtieri.
Un caffè con Yehoshua. “Era un uomo curioso e ricordo che, mentre sorseggiavamo un caffè, lui mi disse che era originario di Gerusalemme, ma, pur amandola visceralmente, l’aveva lasciata da molti anni. Era una città troppo impegnativa e carica di storia per poter scrivere. Si era trasferito a Haifa, una città dove si sentiva più libero di esprimersi”, così Alan Elkann sulle colonne de La Stampa, ricordando un incontro con lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua.
Daniel Reichel