“Carla Di Veroli, una donna di ponti”

La vita di Carla Di Veroli, scomparsa la scorsa estate all’età di 59 anni, è stata caratterizzata da un profondo impegno antifascista e da una serie di iniziative che hanno messo in gioco la sua identità ebraica, il suo vissuto familiare intrecciato al dramma della Shoah, la sua sensibilità di donna combattiva educata al rispetto dei diritti anche dall’esempio della zia: la Testimone Settimia Spizzichino. Sfaccettature evidenziate insieme a molte altre nel corso della serata “I ponti di Carla” organizzata da Fondazione Museo della Shoah e Centro Ebraico il Pitigliani con la partecipazione di numerosi relatori e amici in rappresentanza di quell’associazionismo in cui Carla, senza mai risparmiarsi, ha potuto esprimere la sua militanza civile.
Introdotto da Stefano Regard, l’incontro si è aperto con i saluti di Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah, e Rossella Veneziano del Pitigliani. Moderati da Paolo Masini, hanno poi parlato rav Amedeo Spagnoletto, rabbino e direttore del Meis, con un focus sull’importanza dell’impegno sociale nell’ebraismo; Aldo Pavia, vicepresidente dell’Aned, che ha tratteggiato le iniziative assunte da Di Veroli in materia di Memoria; Gabriella Carnieri Moscatelli (Telefono Rosa) e Aurelio Mancuso (Equality Italia), che hanno ripercorso i tanti volti del suo impegno civico; l’europarlamentare Massimiliano Smeriglio, che ha delineato le tappe di quello politico. Varie voci dal pubblico hanno poi arricchito la serata di ricordi. Ad intervenire, tra gli altri, l’ex presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici e l’attuale assessore comunitario alla Memoria Massimo Finzi. Testimone, femminista, antifascista e donna dalle mille sfaccettature. Carla Di Veroli, sottolinea la Fondazione Museo della Shoah nel renderle omaggio, “costruiva ‘ponti’ ovunque andasse”.

(Foto: Ariel Nacamulli)