Saul Bellow, maestro di una generazione
Era il 1976 quando Saul Bellow si aggiudicava il Premio Nobel per la Letteratura “per la comprensione umana e l’analisi sottile della cultura contemporanea” così significative nei suoi scritti. Due anni dopo analogo riconoscimento sarebbe andato a Isaac Bashevis Singer.
La ciliegina sulla torta ad anni di formidabili successi per la letteratura ebraico-americana. Un periodo d’oro lungo all’incirca tre decenni che ha visto in Bellow un leader, un punto di riferimento ineguagliabile. Maestro tra gli altri anche di un giovane scrittore in rampa di lancio: Philip Roth.
A ripercorrerlo, nell’ambito della rubrica “Incontri con la letteratura americana” del Centro Studi Americani di Roma, la professoressa Elèna Mortara. Già docente di Letteratura Anglo-Americana presso l’Università di Roma Tor Vergata, vincitrice del premio europeo “American Studies Network Book Prize” 2016 e curatrice del saggio monografico su Bellow nel secondo volume dei “Contemporanei. Novecento americano” curato da Elémire Zolla, Mortara ha delineato le tematiche salienti dei suoi libri, il suo percorso di vita, la sua rete di contatti.
Al centro anche alcuni indimenticabili incontri personali con l’autore. Dal primo avvenuto a Chicago nel 1979, propiziato da comuni conoscenze. A un successivo convegno ad Haifa, del 1987, che ebbe tra i suoi protagonisti anche Shimon Peres e Abraham B. Yehoshua. Lo scrittore israeliano da poco scomparso, grande amico della famiglia Mortara, si sarebbe poi recato a Roma per l’inaugurazione del Centro studi sull’ebraismo di Tor Vergata.
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(Nell’immagine: Abraham B. Yehoshua, Saul Bellow e Shimon Peres ad Haifa)