Massimo Ottolenghi, il tributo di Torino
“Sono passati sei anni da quando mio padre ci ha lasciato all’età di 101 anni. Questi sei anni sono stati affollati di eventi drammatici e sono volati tra grandi affanni. Eventi per cui mio padre si sarebbe amareggiato, mi consola che non abbia visto come gli orrori del passato potessero ricomparire, come se la Resistenza e i sacrifici non fossero bastati per una società nuova. Questo è un invito ai giovani a dialogare di nuovo con lui, con i suoi scritti per riflettere oggi”. Nel giorno in cui Torino dedica al padre Massimo “Bubi” Ottolenghi un giardino, la figlia Lauretta invita a riprendere in mano i suoi scritti, la sua storia di partigiano, di impegno senza compromessi contro il totalitarismo.
“Dobbiamo dare la parola ai ricordi; la nostra memoria è un monito per il futuro”, ricordava a Pagine Ebraiche lo stesso Ottolenghi, militante del movimento Giustizia e Libertà, scrittore e decano dell’ordine degli avvocati torinesi. Nell’intervista, pubblicata in occasione della sua biografia Per un pezzo di patria (Blu editore), richiamò la vergogna delle leggi razziste. “Mio padre fu cacciato dall’università come un criminale, gettato, assieme agli altri ebrei, in pasto all’odio. L’ebreo non era più un cittadino ma una sub specie umana, una selvaggina da uccidere. Bisogna evitare – ammoniva Ottolenghi – di ricadere nell’odio perché questo non può che generarne dell’altro”.
Lui, classe 1915, scelse di entrare nelle file della Resistenza con le formazioni di Giustizia e Libertà sulle montagne piemontesi, in particolare in Val di Susa e Val di Lanzo col nome di battaglia ‘Bubi’. Qui lavorò alla costruzione di una rete di protezione e soccorso per gli ebrei e i perseguitati dal nazifascismo. Aderí poi al Partito d’Azione insieme ad Ada Gobetti, Alessandro Galante Garrone, Giorgio Agosti e ne diresse l’organo di stampa “Giustizia e Libertà”.
Nei suoi libri ricorderà nel dopoguerra l’eroismo di quei compagni e compagne di lotta. Mezzo secolo dopo, con amarezza constaterà di trovarsi davanti una società ben lontana da quella sognata. “Onestamente con profonda tristezza penso che se quanto successo allora si ripetesse oggi, la stessa solidarietà, gli stessi valori, lo stesso aiuto sarebbero difficili da trovare. Oggi molto più che allora”.
Torino ora celebra il ricordo di Massimo Ottolenghi e del suo pensiero con un luogo fisico. Con un giardino situato fra i corsi Sicilia e Monterotondo, all’interno del quartiere Borgo Po (Circoscrizione 8). Uno spazio dove ricordare la sua lezione che, hanno evidenziato le autorità presenti, è ancora attuale: “la libertà è un bene che non si conquista una volta sola, ma che va conquistato ogni giorno. La Libertà è un bene che va difeso”, come afferma Ottolenghi.