Conoscere il passato
In Bloodlands di Timothy Snyder si apprende che “per Hitler e Stalin, l’Ucraina era qualcosa di più di una fonte di cibo. Era il luogo che avrebbe consentito loro di infrangere le regole dell’economia tradizionale, di riscattare i loro Paesi dalla tradizionale povertà ed isolamento, rifacendo il continente a loro immagine. I loro programmi e il loro potere dipendevano dal loro controllo del fertile suolo ucraino e dai suoi milioni di lavoratori agricoli.(..) Durante gli anni del potere stalinista e hitleriano, vi furono più morti in Ucraina che nel resto delle bloodlands o d’Europa o del mondo”. Tant’è che, prima dell’Operazione Barbarossa, il 90% del cibo spedito dai sovietici a Hitler proveniva dall’Ucraina.
Se è scontato che il mondo non possa essere lo stesso di quello degli anni Trenta, e se è altrettanto scontato che non vi sono in giro altri Stalin o altri Hitler, sorprende che si disquisisca dell’attuale conflitto come se i problemi di oggi appartenessero ad un altro pianeta. Sono stati diversi autori a sostenere che il passato è una terra straniera, ma il concetto è tanto suggestivo quanto sbagliato. Anzi, è un’illusione, perché comprendere il presente senza conoscere il passato (sia per dire che è diverso sia per dire che non lo è) costituisce un’operazione non tanto disinvolta quanto scopertamente sciocca.
Emanuele Calò, giurista