Il pianeta in pericolo
“Immoto il mare dopo mezzanotte. /All’alba non tremava una foglia /“Umidità più alta della norma”: asciugamano ai bagni. / Non temere, se fosse ipotizzabile qualcosa di diverso te lo avrei detto.”
Questi versi provengono da una poesia del poeta israeliano Chaim Guri, “Quest’afa” (HaSharav HaZeh). “Da cinquant’anni non c’era un’afa tale, usano dire gli anziani della città” scrive il poeta qualche verso sopra.
Questi giorni caldi di un’estate ancora un po’ prematura mi ricordano le parole di Guri. L’estate è in fondo la stagione che molti di noi, me compreso, attendono tutto l’anno. I bagni al mare alla fine di una giornata, le cene all’aperto, la natura in certi luoghi così rigogliosa, la scoperta di qualche nuova isola nel Mediterraneo… Eppure da qualche anno l’estate è meno spensierata e finisce per gettarci in una sorta di inquietudine. È la stagione dove la terra manda più spesso i segnali del suo malmesso stato di salute: le temperature più alte della media stagionale, la siccità, gli incendi boschivi, e poi le alluvioni sul finire della stagione. Se fossimo dentro uno di quei film di fantascienza hollywoodiani dove l’umanità si prepara all’arrivo di un asteroide o di un’invasione aliena questo sarebbe il momento in cui tutti leader mondiali fortemente preoccupati si riunirebbero nell’immediato per trovare qualunque soluzione per aggirare il pericolo. Ma non siamo in un film, e sembra che invece della salute del pianeta alcuni presidenti di stato come quello russo siano più preoccupati a distruggerlo ulteriormente e ad annientare altre vite umane. Se questa non è pazzia…
No, qualcosa di diverso in questo momento non è purtroppo ipotizzabile.
Francesco Moises Bassano
(24 giugno 2022)