Tracce e trappole
Come passare il tempo durante le sei lunghe ore di sorveglianza mentre gli allievi scrivono? La soffocante burocrazia è senza dubbio di grande aiuto per alcuni commissari dell’esame di stato: tra verbali, preparazione delle griglie per la correzione (quest’anno per esempio alla prova di italiano bisogna assegnare un voto in centesimi, da dividere per 5 e convertire in ventesimi, da convertire poi in quindicesimi), organizzazione degli orali, e altre incombenze di vario genere le sei ore passano in fretta, anzi, raramente sono sufficienti.
Dato che noi insegnanti di italiano che saremo impegnati nella correzione solitamente siamo esonerati dalle incombenze burocratiche, i miei passatempi abituali durante la prima prova sono due: leggere attentamente le tracce cercando di individuare eventuali errori o potenziali trappole per gli allievi e dare un’occhiata ai titoli dei giornali online per vedere come le tracce vengono sintetizzate o commentate. Scopro per esempio che il pur recentissimo premio Nobel Giorgio Parisi raramente viene menzionato nei titoli e si trasforma in un generico “cambiamento climatico”. Un po’ più fortunata la senatrice Liliana Segre, ma anche lei in qualche caso tende a trasformarsi in “leggi razziali” o addirittura “razzismo”.
La caccia alle potenziali trappole dà sempre buoni frutti, e mette a dura prova le nostre capacità esegetiche: per esempio, a proposito della novella “Nedda” di Verga agli allievi non si chiede, come al solito, il confronto con altri testi dell’autore ma con i romanzi del “ciclo dei vinti”: e se i ragazzi invece vogliono parlare di altre novelle di Verga?
La tipologia B (quella in cui compare la testimonianza di Liliana Segre) in teoria si chiama “Analisi e produzione di un testo argomentativo” ma dei tre brani proposti (Segre, Sacks e Parisi) solo il terzo si può propriamente definire argomentativo. In particolare, come si può argomentare su una testimonianza? Inoltre nella traccia non è indicata la data di nascita di Liliana Segre: i ragazzi capiranno che nel 1938 era una bambina delle elementari? Come può essere interpretata una frase come “… i miei pensarono di iscrivermi a una scuola ebraica perché non sapevano da che parte voltarsi … Ala fine decisero di mandarmi a una scuola cattolica … dove mi trovai molto bene, perché le suore erano premurose e accudenti”? Che immagine si faranno i maturandi di una scuola ebraica? Un posto da frequentare solo se si è proprio disperati? Veniamo al questionario di comprensione e analisi: “Nell’evocare i propri ricordi la senatrice allude anche ai sensi di colpa da lei provati rispetto alla situazione che stava vivendo: a tuo parere qual era la loro origine?” Oltre a domandarmi cosa potrebbero rispondere i ragazzi non posso fare a meno di chiedermi quale risposta si aspettasse chi ha preparato questa traccia: cosa si intende per “origine”?
Ma forse la caccia alle trappole è un passatempo inutile: nella vita i nostri ragazzi ne dovranno affrontare di ben più gravi e pericolose. E in fin dei conti i testi della prima prova dell’esame di stato sono anche una sorta di manifesto ideologico, una panoramica di temi e problemi che vengono proposti ai nostri ragazzi come importanti e urgenti. Bisogna considerare inoltre che i temi usciti all’esame vengono poi ripresi a lungo come esempi e simulazioni negli anni successivi, e gli insegnanti si sentono in dovere di dare spazio agli argomenti trattati. Dunque ben vengano le leggi razziali (e anche il razzismo in generale), il cambiamento climatico, i rischi di un mondo iperconnesso. Problema, quest’ultimo, tutt’altro che irrilevante in un mondo in cui – come scrivono Vera Gheno e Bruno Mastroianni a conclusione del brano proposto – “certe competenze di comunicazione, che un tempo spettavano soprattutto a certi addetti ai lavori, oggi devono diventare patrimonio del cittadino comune che vive tra offline e online”.
Anna Segre
(24 giugno 2022)