Gli Usa e la sentenza sull’aborto Scontro aperto sui diritti
Diversi quotidiani aprono con quanto sta accadendo negli Stati Uniti dopo che la Corte Suprema ha eliminato il diritto all’aborto a livello federale, ribaltando la sentenza che dal 1973 garantiva l’accesso all’interruzione di gravidanza su tutto il territorio nazionale, conosciuta come “Roe v. Wade” (Il Post). Secondo il Corriere della Sera, “almeno 26 Stati hanno già adottato, o lo faranno a breve, leggi iper restrittive sull’interruzione di gravidanza”. Il quotidiano parla di “due Americhe” che “si voltano le spalle e si preparano a una moderna, caotica Secessione, divisi dalla sentenza sull’aborto”. Per il presidente Biden la pronuncia dell’Alta Corte è stata “un tragico errore” e ha promesso che il suo governo farà di tutto per garantire la tutela del diritto di accesso all’aborto. La Stampa racconta come in questi giorni siano state organizzate molte proteste contro la sentenza, che diventerà un tema centrale per le elezioni di metà mandato di scena a novembre per il rinnovo del Congresso. Secondo Repubblica nelle file dei democratici ci si aspetta che sia la vicepresidente Kamala Harris “a guidare la lotta per i diritti”.
Per Davide Assael su Domani la decisione della Corte rappresenta per gli Usa “un altro passo nel clima da guerra civile che vivono non da Trump, come spesso si dice, ma dall’elezione di Obama, da quasi metà della popolazione vissuta come un affronto ai valori wasp americani. Vedremo a che punto, dopo gli assalti al Campidoglio con pendaglio da forca alla mano, condurrà questo scontro”.
Quando accade negli Usa è poi, afferma, un avvertimento per l’Europa, per la democrazia e per la tutela delle minoranze. Fiamma Nirenstein (Giornale) condivide che ci sia uno scontro in atto, ma afferma che la sentenza sarebbe il risultato/reazione di un clima di criminalizzazione dei conservatori da parte del mondo progressista. Ancora su Domani invece Enrico Deaglio, da San Francisco, evidenzia come i sondaggi dicano che la maggior parte degli americani sia favorevole a tutelare il diritto all’aborto e riflette sulla perdita di questo diritto. “Che strano, perdere la libertà. – scrive Deaglio – Mi aveva colpito che agli esami di maturità in Italia fosse stata proposta una “traccia”, un testo scritto da Gherardo Colombo e Liliana Segre, sulla repentina esclusione degli studenti ebrei dalle scuole statali, come effetto immediato delle leggi razziali del 1938. La colpa di essere nati ebrei, che la bambina Liliana francamente non capiva. E non poteva immaginare quello che sarebbe avvenuto poco dopo. Mi ha colpito la dichiarazione di minoranza dei tre giudici che si sono opposti. Il loro sconcerto per essere stati privati di un diritto che credevi fosse acquisito – ‘dai tempi di tua nonna’; una cosa che faceva parte della tua vita quotidiana e che adesso non c’è più”.
L’attentato a Oslo. Una notte di violenza con l’uccisione di due persone e il ferimento di altre venti. A colpire, un cittadino norvegese d’origine iraniana che ha aperto il fuoco contro due locali. “Gesto che per le autorità – riporta il Corriere – ha una matrice jihadista e ha preso di mira la comunità gay alla vigilia” dell’Oslo Pride. La città e la nazione sono sotto shock, raccontano Repubblica e Giornale. Il primo ministro Jonas Gahr Stoere, subito dopo la sparatoria, ha condannato l’attacco “profondamente crudele, commesso contro persone innocenti. Non sappiamo cosa ci sia dietro, ma alla comunità Lgbtq+ che ora piange i suoi morti e ha paura voglio dire: siamo con voi”.
Da Verona a Catanzaro, città al voto. Seggi aperti per i ballottaggi dalle 7 alle 23 in diverse città italiane. L’attenzione è soprattutto puntata su Verona, Parma, Catanzaro e Lucca, i cui risultati influenzeranno anche la politica nazionale. In particolare Verona, realtà storicamente di destra dove però al primo turno il candidato più votato è stato l’ex calciatore Damiano Tommasi, sostenuto dal centrosinistra. Tommasi sfida il sindaco uscente di centrodestra Federico Sboarina, che ha rifiutato l’apparentamento con l’ex leghista Flavio Tosi (superato al primo turno) appoggiato da Forza Italia.
I silenzi di Pacelli. Corrado Augias su Repubblica torna ancora sull’ultimo libro di David Kertzer dedicato alla figura di Pio XII, Un papa in guerra (Garzanti), e sulle critiche mosse al suo lavoro dall’area cattolica (in particolare da Matteo Luigi Napolitano). Il suo giudizio è in sintonia con quello di Kertzer per cui Pacelli è stato “un uomo non all’altezza della sfida suprema di quegli anni”. “Da spettatore interessato alle vicende della chiesa cattolica ho ricavato l’impressione che Napolitano punti soprattutto a difendere l’azione di Pio XII analizzando singole frasi o parole; – scrive Augias – dal saggio di Kertzer invece si ricava una visione complessiva sul comportamento di Pacelli in quegli anni orribili. Saltano per esempio agli occhi due vistose lacune”. La prima la mancata difesa dei cattolici polacchi dopo l’invasione nazista, evidenza Augias. “L’altra, tremenda, fu il suo silenzio quando le SS con l’aiuto dei fascisti italiani rastrellarono il ghetto di Roma avviando più di mille ebrei allo sterminio di Auschwitz. I camion con i prigionieri vennero fatti passare quasi sotto le finestre del papa, fosse quello un percorso obbligato o uno sfregio voluto. Gli ebrei romani erano i “suoi” ebrei, un altro papa venuto qualche decennio dopo li avrebbe chiamati ‘i nostri fratelli prediletti in certo modo i nostri fratelli maggiori’. Pacelli invece rimase in silenzio”.
Segnalibro. Arriva in Italia il volume di Jean Baumgarten, La nascita del Chassidismo (Mimesis), tradotto e curato da Silvano Facioni. Ne parla sul Manifesto Roberta Ascarelli, scrivendo che Baumgarten “con autorevolezza e neutralità ricostruisce l’intero tracciato di luoghi, di santi, di teorie, conflitti ed interessi dando una immagine in fondo semplice e lineare di un movimento così ricco di difformità”. Il Sole 24 Ore segnala invece la pubblicazione da parte dell’editore L’orma di un volume dedicato a ventitré lettere di Stefan Zweig che ne raccontano “l’itinerario intellettuale”: La parte d’ombra delle cose. Lettere di un umanista impenitente, il titolo del volume.
Le mire di Erdogan. “Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, si prepara a fare la sua puntata ‘all-in’: lanciando la quarta operazione militare in sei anni nel Nord Est della Siria, allo scopo di allontanare gli indipendentisti curdi dalla frontiera ed allungare ulteriormente la cosiddetta ‘fascia di sicurezza’”. Così L’Espresso sulle mire del presidente turco Erdogan, che per raggiungere i suoi obiettivi, ha cambiato atteggiamento nei confronti di alcuni paesi dell’area. Tra questi, scrive L’Espresso Arabia Saudita e Israele. “Erdogan non è più il principe vendicatore della causa palestinese. – sostiene il settimanale – Tra Gerusalemme e Ankara si susseguono le visite di ministri e capi dei rispettivi servizi segreti. Gli agenti turchi avrebbero scoperto un complotto iraniano per uccidere turisti israeliani in viaggio in Turchia”.
Daniel Reichel