Il convegno internazionale di Pisa
Ebreo errante, all’origine di un mito
Nel corso dei secoli il mito dell’ebreo condannato a vivere e ad errare fino alla fine dei tempi ha investito di sé la cultura, la poesia, le arti, i diversi campi del sapere e del pensiero. Un personaggio che si è impresso nella memoria culturale e la sua iconografia “per plasmare l’immaginario collettivo, non solo quello cristiano, ma anche quello ebraico diasporico”. Ad elaborare questo tema un convegno internazionale promosso dall’Università di Pisa che prenderà il via domani pomeriggio. Coinvolti nella tre giorni di approfondimento (in presenza e online) storici, filosofi, letterati, linguisti, ebraisti, studiosi di teatro, delle religioni e della musica. Daranno il via ai lavori, presso il Polo della Memoria San Rossore 1938, i saluti del rettore Paolo M. Mancarella, del direttore del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere Simone M. Collavini, del direttore del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica Roberta Ferrari e della coordinatrice del progetto Serena Grazzini. Seguiranno un ricordo di Esther Fintz Menascé da parte di Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Cdec, e una lectio magistralis su “Essere altrove” di Marcello Massenzio, presidente dell’Associazione Internazionale Ernesto de Martino, introdotta da Fabrizio Franceschini. Nel corso della conferenza i relatori si interrogheranno, tra i vari argomenti, su “marranismi e criptoteologie: paradigmi contemporanei di ebraismo filosofico errante”, “Erranti e migranti come agenti culturali nella cultura ebraica nel contesto del Mediterraneo della prima età moderna”, “Letteratura in giudeo-spagnolo contro l’erranza spirituale nella Livorno del diciottesimo secolo”, “Sionismo e cittadinanza nell’era della costruzione dello stato nazionale”.
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