Musica in sinagoga, un repertorio
nel segno di Bach, Haydn e Mozart

Un nuovo appuntamento di “Musica nel complesso ebraico”, ciclo di concerti nella sinagoga di Casale, ha fatto scoprire i collegamenti con l’ebraismo di tre grandi compositori: J.S Bach, Haydn e Mozart. Ma soprattutto due giovani interpreti già maturi per capacità tecniche ed interpretative: Paolo Calcagno, al violino, e Giacomo Indemini alla viola. Entrambi classe 1997, entrambi diplomati al Conservatorio Verdi di Torino, lo stesso dove insegna composizione Giulio Castagnoli, direttore artistico di questa rassegna che da dieci anni anima la sinagoga. È una sala che ha la caratteristica di rendere peculiari per acustica (e per significato) le esecuzioni solistiche degli strumenti a corda, il cui suono acquista uno straordinario riverbero sugli stucchi dorati. Lo si sente bene nelle suite di Bach che sono state scelte per l’incipit di questo concerto: Sarabanda e Giga dalla Partita III per violino, eseguita da Calcagno; Preludio – Minuetto I e II e Bourrè dalla Partita III per la viola di Indemini, che è uno strumento di Arnaldo Morano appartenuta a Mario Patrucco, compianto violista casalese. È decisamente una scoperta la delicata Sonata III in Sib maggiore di Haydn eseguita dai due. È una delle sei sonate per questa formazione presente nel catalogo del compositore: un pezzo d’ambiente, ancora impregnato di rococò e tuttavia un bel mix tra l’espressività, percepibile soprattutto nell’adagio e la freschezza del minuetto settecentesco. Più intenso, con bei momenti di dialogo tra i due strumenti l’Allegro dal duo in Sol maggiore K 423 di Mozart (che originariamente avrebbe dovuto essere scritto proprio da Haydn).
L’attesa, però, è tutta per la piccola Suite per violino e viola dello stesso Castagnoli, composta nel 2017 ed eseguita per la prima volta in questa occasione. È una musica fortemente impregnata di temi mediterranei che in questo ambiente non si fatica ad associare agli intervalli e alle matrici armoniche che contraddistinguono la musica ebraica. Tanto più che pure riesce ad essere evocativa del dramma di un intero popolo. Nei frammenti di temi solistici che si ritrovano immersi in paesaggi alieni, negli effetti di pizzicato e glissato che creano un senso di precarietà, c’è l’idea un orizzonte vuoto, riempito di filo spinato e fumo nero, ma soprattutto c’è la sensazione che ognuno di fronte al proprio destino si ritrovi solo, anche nella moltitudine. Il Kaddish finale, la preghiera per i defunti dell’ebraismo, è la risoluzione più commovente di tutto ciò.
La rassegna musicale continuerà domenica 11 settembre con il violoncello di Dario Destefano e domenica 18 settembre con i sassofoni di Enea Tonetti e Antonino Mollica. Intanto, fino al 3 luglio in Sala Carmi, è possibile visitare la mostra “Diario di un Realista” dedicata alle opere di Asaf Hanuka.

Alberto Angelino

(27 giugno 2022)