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Dieci vite in una

Si muove e scrive come un saltimbanco. Regalandoci un racconto che apparentemente ha come protagonista una ballerina del Crazy Horse da cui il romanzo è realmente tratto. Ma in verità rivela anche diversi periodi della prima giovinezza dell’autore, come da lui rivelato nel corso della presentazione. Che, insieme alla sua famiglia prima, e poi nel vortice delle sue esperienze, si dimena, come un artista sul palcoscenico, con agilità e successo nelle diverse città che lo ospitano.
Il racconto si sviluppa in un gioco armonico di prosa sempre avvincente e incalzante. Sebbene sia il suo primo lavoro letterario – “Dieci vite in una”, editore Salomone Belforte – Gerard Journo in questa opera dimostra una consolidata maturità di scrittura. E diviene una nuova voce nella narrativa ebraica italiana contemporanea. Facendosi portavoce di una storia di riscatto della protagonista, e anche dell’autore dopo la cacciata degli ebrei dalla Libia, dalle persecuzioni antisemite, alla ricerca costante di nuovi orizzonti culturali e professionali. Eredi di una sedimentata tradizione giudaica ultrasecolare di resilienza ed affermazione. Il libro scorre agli occhi del lettore veloce e fluido nel racconto. Diverse righe sono dedicate alle relazioni umane, all’amore per l’arte e il buon vivere e al costante senso di appartenenza all’ebraismo che permeano in un mosaico ben descritto tutte le pagine del libro. È un inno al percorso dell’esistenza, soddisfacendo le proprie virtù, che giunge opportuno e prezioso in questi ultimi anni di ridotte frequentazioni sociali dovute alla pandemia. “…Così è la vita, da esplorare con le sue maree calme o agitate, limpide o torbide, chiare o scure, ma sempre infinitamente belle e che vale la pena di affrontare”.

Jonatan Della Rocca, giornalista

(27 giugno 2022)