Armarsi di coraggio
Può accadere che gli unici a non seguire determinate teorie siano i loro stessi adepti, se non altro per conservare il potere di decidere, volta per volta, con chi averla. In una testata religiosa, appartenente ai pacifisti per definizione, trovo un articolo su Gaza dove sembrerebbe che la Striscia sia governata non da tagliagole nella lista nera dei terroristi dell’Unione europea bensì (come avrebbe detto l’indimenticato Enzo Biagi) dalle Dame di San Vincenzo. Scagliare la famosa pietra con tanta disinvoltura, occultando tutti i fatti che non concorrono a demonizzare Israele, costituisce ormai una sana consuetudine. Mi preoccupo per le conseguenze che ne discendono in termini d’odio, perché i nostri figli e nipoti saranno destinati a subirli. Poiché ogni tanto – giustamente – spunta un organismo contro lo hate speech, è legittimo domandarsi chi sarà il suo bersaglio. Nel frattempo, dispiace che la critical theory sia stata riposta in qualche armadio, in guisa di vestito vecchio e dismesso, da usare per pulire le cantine. Così facendo, si trascura ciò che è organico a favore di ciò che è episodico, e si medita alla bassa cultura, lasciando indisturbata quella alta. Qual è la missione, allora, dell’intellettuale? Armarsi di coraggio, sapendo che si pagherà un prezzo.
Emanuele Calò, giurista
(28 giugno 2022)