Il confronto sul libro di Kertzer
“Pio XII, personalità debole”

Tacque Pacelli quando la Germania nazista invase la cattolica Polonia. Tacque Pacelli quando l’Italia fascista aggredì militarmente i Balcani. Tacque Pacelli di fronte alla Shoah come fenomeno generale e anche quando la persecuzione si scatenò alle porte del Vaticano. Silenzi imbarazzanti da qualunque parte li si guardi e con i quali la Chiesa continua ad avere una evidente difficoltà a rapportarsi. “L’impressione è che non abbia voglia di confrontarsi sul serio con questa storia: una storia scomoda” dice David Kertzer, storico e saggista di fama, riferendosi al suo ultimo libro Un papa in guerra di recente pubblicazione con l’editore Garzanti.
Kertzer è tornato a parlarne durante una serata organizzata dall’associazione culturale torinese Anavim con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L’occasione, per lo studioso statunitense vincitore in passato del Pulitzer, di illustrare le più significative scoperte in anni di intensa frequentazione degli archivi insieme al collega Roberto Benedetti (non solo quello vaticano, aperto soltanto nel marzo del 2020, ma anche tanti altri in Italia e in Europa). Ad affiancarlo in questo nuovo approfondimento Micaela Procaccia, presidente dell’Associazione Nazionale Archivistica Italiana, e Giorgio Vecchio, docente dell’Università di Parma. Mentre Michele Sarfatti, storico della Fondazione CDEC, ha inviato un messaggio.
Alcune osservazioni critiche si sono aggiunte ai molti apprezzamenti per il valore di un’opera che, tra i suoi tanti pregi, ha anche quello della lettura scorrevole. Ad introdurre l’appuntamento i saluti di Marta Morello in rappresentanza di Anavim, della presidente UCEI Noemi Di Segni e del vicepresidente dell’Unione Giulio Disegni, moderatore dell’incontro, che ha parlato di “libro straordinario” e ricordato come quella di Pacelli resti “una figura controversa non solo nel mondo ebraico, ma anche in parte del mondo cattolico”.
“I suoi silenzi sono iniziati con il Primo settembre del 1939. Il papa non ha protestato, non ha detto una parola”, ha evidenziato Kertzer svolgendo uno dei tanti temi del libro. Oltre ai silenzi a risultare “scomodo” il negoziato segreto con Hitler, svelato nel libro attraverso un’accurata ricostruzione che ha suscitato l’animosità di alcuni difensori d’ufficio del papa romano. “Mi ha molto colpito il tono di certe parole e accuse. Un modo triste per affrontare questa storia”, l’analisi dello storico Usa. “Con l’apertura degli archivi avevo sperato in un cambio di rotta. Permane invece un rifiuto a guardare in modo consapevole al passato”.
Sarfatti, nel suo messaggio, ha definito Un papa in guerra “un libro necessario e caratterizzato da una rilevante acquisizione storiografica”. Pacelli “non fu ‘il papa di Hitler’ e neanche ‘il papa di Mussolini o di Vittorio Emanuele III’; ma neppure ‘il papa degli ebrei’: per ottenere questa qualifica ne avrebbe dovuti salvare a milioni”. Per Procaccia quello di Kertzer è “un libro molto atteso e imprescindibile”. Ad emergere il ritratto di “un uomo concentrato soprattutto sulla curia e sulla città di Roma; che non amava il nazismo, ma temeva molto di più il comunismo; e in questo senso incapace di cogliere le varie sfumature della Resistenza, di un universo antifascista di cui aveva timore”. A detta di Vecchio Pio XII fu “un uomo pieno di incertezze e insicurezze; una personalità debole nei confronti di personalità esterne, soprattutto Hitler e Mussolini”.