Il rovescio della medaglia

Israele va nuovamente a elezioni. Il che dimostra la forza della democrazia, si è detto. Ed è vero: piuttosto che una dittatura, le elezioni sono un buon segno. Ma la medaglia ha il suo rovescio. È anche vero che in Israele c’è una spaccatura che impedisce al suo popolo di trovare un equilibrio politico, e sociale, che preoccupa non poco chi ama il paese e ricorda con nostalgia l’idealismo delle sue origini. Le verità sono sempre molte e molteplici. È anche vero che il paese non deve essere considerato diverso dagli altri paesi, non ci si deve aspettare che sia a ogni costo ‘migliore’. Deve avere anch’esso il diritto ai suoi difetti, ai suoi ladri, ai suoi assassini, alle sue prostitute – un po’ come affermava Ben Gurion. A Israele deve essere riconosciuto il diritto di essere come gli altri. Non peggio, tuttavia, si spera. Il bene del paese non può essere quello dell’instabilità politica, come non può essere quello dell’inflazione o dell’indebitamento o dello stato di guerra permanente.
Certo, la qualità della sua politica e dei suoi uomini politici è cambiata. E sono cambiati gli equilibri nella composizione della sua popolazione. Ed è anche cambiato il sentimento internazionale nei riguardi del paese. Qualche domanda bisognerebbe avere la forza di farsela. E non ci si può accontentare che sia la fornitura di gas in un momento di crisi internazionale a ridirezionare i sentimenti.

Dario Calimani

(5 luglio 2022)