Sopravvivenza minacciata
Nel 1823 il Presidente americano James Monroe enunciò la “Monroe doctrine”, sintetizzata in “America per gli americani” che, in teoria, comportava l’esclusione di ogni potenza non americana dalla colonizzazione o comunque da ogni interferenza negli affari del continente americano. Vi è una vasta letteratura sull’interferenza degli USA negli affari e nella vita degli Stati del centro e del sud America. Non vi è però un’altrettanto vasta letteratura sul dogma tanto sommerso quanto infondato, che rinviene negli USA la causa della povertà del subcontinente americano. Eduardo Galeano, autore del volume “Las venas abiertas de América Latina” finì per ammettere che, quando lo scrisse, sapeva poco o nulla di economia (Marina Rossi, El Paìs, 5 Mayo 2014). Le sue tesi, peraltro, furono confutate in un diffuso volume presentato da Mario Vargas Llosa, dal titolo irriproducibile.
In ogni caso, il combinato disposto della decadenza del potere degli USA e di una certa sostituzione ideologica (vedi Anthony T. Kronman, The Assault on American Excellence, Simon & Schuster, 2020) ha portato gli USA ad allentare la presa su detti Stati, i quali talvolta hanno dimostrato, con l’eccezione dell’Uruguay, un’adesione non sempre ferrea ai princìpi democratici. Ne consegue che, quando si asserisce che gli USA, tramite la Nato accerchiano altri Paesi, mentre non tollererebbero si facesse altrettanto nei loro riguardi, si rimuovono attuali e pesanti interferenze di potenze extra americane grandi, medie e piccole in ciò che era l’American courtyard, le quali interferenze sono tutt’altro che opache. Russia, Cina ed altre potenze grandi, medie e piccole incombono sul subcontinente americano: qualche volta le istituzioni ebraiche ne sono state fisicamente travolte. Ne consegue che se si fanno dei ragionamenti – giusti o sbagliati che siano – sull’allargamento della Nato, fatta prevalentemente da sistemi democratici, misconoscere il fenomeno (diciamo) inverso in centro e sud America equivale a non leggere i giornali.
L’Europa occidentale ha goduto di grande libertà e prosperità grazie agli USA, ma i tempi sono mutati, così come è mutata la situazione internazionale. Le c.d. interferenze, quindi, si svolgono attualmente in ogni direzione, essendo saltati gli assetti avviati a Yalta. La fine dell’Unione Sovietica, secondo Francis Fukuyama, avrebbe dovuto segnare l’inizio di un’era di pace, mentre secondo il Presidente russo sarebbe stata una catastrofe. Certo, bisognava vedere con cosa sarebbe stata rimpiazzata l’URSS; forse Fukuyama avrebbe dovuto approfondire il concetto di entropia, una parolina che minaccia la nostra sopravvivenza.
Emanuele Calò, giurista
(5 luglio 2022)