Bloccare l’aliyah dalla Russia, Mosca contro l’Agenzia ebraica
Il governo russo ha ordinato all’Agenzia Ebraica di mettere fine a tutte le sue operazioni nel Paese. La decisione arriva nel mezzo delle crescenti tensioni tra Russia e Israele, sia sulla guerra in Ucraina sia sugli attacchi israeliani in Siria. L’Agenzia si occupa principalmente di promuovere e facilitare l’immigrazione ebraica in Israele: con la guerra in Ucraina e le sanzioni a Mosca, i trasferimenti erano già diventati più difficili, ma questa mossa rischia di bloccarli completamente, per la prima volta in 30 anni. Al Times Of Israel il responsabile per le relazioni internazionali dell’Agenzia ha smentito la notizia, confermata però da altre fonti, racconta La Stampa. Se il blocco si dovesse concretizzare, rileva Avvenire, “le conseguenze della decisione russa potrebbero impattare su centinaia di ebrei russi che avevano completato le procedure burocratiche e stavano aspettando di trovare un volo che potesse condurli in Israele”.
Draghi incontra Erdogan. Dal gas alla gestione dei flussi migratori, sono alcuni dei temi toccati nel corso del vertice ad Ankara tra Draghi ed Erdogan. Una visita in cui sono stati firmati nove accordi di collaborazione, dall’intelligence al riconoscimento delle patenti. “Ankara – spiega Repubblica – è al centro del transito di forniture di energia da Est e Ovest. Si parla di un rafforzamento del Tap e del progetto per portare gas in Europa da Israele attraverso la Turchia”. In particolare, rileva il Corriere, “la delegazione italiana e quella turca hanno provato a fare passi avanti per favorire lo sfruttamento dei giacimenti di gas già scoperti, il trasporto del gas stesso, le trivellazioni di nuovi possibili obiettivi. Per il momento, almeno per il grande giacimento di gas israeliano che potrebbe passare dal territorio turco prima di essere convogliato in Europa, le variabili sono ancora troppe”. Si è parlato anche di quella che i quotidiani definiscono diplomazia del grano, ovvero l’impegno a sbloccare l’esportazione del grano ucraino, prigioniero del conflitto scatenato dalla Russia. La Turchia ha un ruolo attivo di mediazione in questo processo e anche l’Italia è coinvolta.
Lisetta Carmi (1924-2022). È scomparsa all’età di 98 anni Lisetta Carmi, tra le più importanti fotografe italiane. Molti gli articoli che oggi le rendono omaggio: il Corriere la definisce “la fotografa di chi non ha voce” e ne ricorda la biografia. “A causa delle leggi razziali, nel 1938 è costretta ad abbandonare la scuola e a rifugiarsi con la famiglia in Svizzera. Nel 1945, al termine della guerra, torna in Italia e si diploma in pianoforte al Conservatorio di Milano. Comincia così un’altra delle vite di Lisetta, quella da concertista di successo in Italia, Germania, Svizzera, Israele”. Poi inizia la vita dietro la macchina fotografica. “La fotografia arrivo – scrive Repubblica – quando comprò un’Agfa Silette per documentare una ricerca sui canti ebraici in Puglia. Scoprì che ‘la sensibilità che le mie mani avevano per il pianoforte si era trasmessa allo sguardo’”. Tra i suoi scatti più conosciuti, ricorda la Stampa, quelli dedicati a Ezra Pound, così come agli operai di Genova e ai travestiti della città.
Il caso Abu Akleh. Repubblica torna sul caso della morte della giornalista di Al Jazerra e sottolinea come l’esame basilistico Usa non abbia stabilito se il colpo sia stato esploso dall’arma di un soldato israeliano oppure no. La leadership palestinese, che ha subito accusato Israele della morte di Abu Akleh, ha criticato fortemente questi risultati. “Una rabbia, quella dei vertici palestinesi ma anche della popolazione – scrive Repubblicla – che rischia di gettare un’ombra sulla visita di Biden in Medio Oriente (oltre che a Gerusalemme e Ramallah, il presidente si recherà anche in Arabia Saudita). Sullo sfondo del viaggio, l’obiettivo dichiarato di “integrare ulteriormente Israele nella regione”, anche tramite il rafforzamento degli Accordi di Abramo. Cui i palestinesi continuano ad opporsi”.
Stereotipi pericolosi. “Odio dire male del mio Giornale, di cui sono da anni un’editorialista a volte di idee molto specifiche in politica internazionale, sempre in lotta contro l’antisemitismo, certamente molto ebrea. Ma al mio stimato collega Luigi Mascheroni, che commentando in un pezzo con approccio particolarmente ironico il lavoro, per altro professionalmente molto riconosciuto, del giornalista David Parenzo, vorrei dire che sbaglia l’approccio al tema dell’ebraismo. Tanto lo fa, in quel pezzo, da avvicinarsi a stereotipi che certamente disapprova”, lo scrive sullo stesso Giornale, Fiamma Nirenstein, replicando a distanza a un vergognoso articolo di Mascheroni in cui si ironizzava su Parenzo, usando stereotipi legati alla sua identità ebraica. Un’uscita stigmatizzata anche su questi notiziari.
Segnalibro. Repubblica Torino presenta il volume Nedelia nello spazio, firmato dalla nipote di Nedelia Lolli Tedeschi, Chiara Segre e illustrato da Alessandra Ochetti. “Ho scritto questo racconto per ragazzi in prima persona proprio per poter risentire la voce di mia nonna; – racconta l’autrice – ho scelto di non approfondire troppo il tema della deportazione e dei campi di concentramento perché è giusto che ogni bimbo possa chiedere spiegazioni in base alla sua curiosità. Mia nonna è stata fortunata, perché ha sempre incontrato persone che l’hanno aiutata”.
Evola pittore. Su La Stampa Vittorio Sgarbi difende la scelta di esibire al Mart, di cui è presidente, le opere pittoriche di Julius Evola, sostenendo che queste non siano legate al suo passato di filonazista. Sgarbi lo definisce “pittore, poeta, filosofo, cultore di esoterismo e alchimia, studioso di dottrine politiche, di filosofia della storia, teorico della razza, critico della modernità”. Non ricorda però il suo antisemitismo. Anche La Verità difende la mostra.
Daniel Reichel