Tour de France, la squadra israeliana
vince sul traguardo più epico

L’hanno definita una sorta di “mini Parigi-Roubaix” per via dei tanti passaggi sul pavé attraverso luoghi iconici della classica più amata del ciclismo: Wandignies, Brillon, Sars et Rosieres, il Wallers. I 153 chilometri della quinta tappa che hanno portato la carovana del Tour de France da Lilla ad Arenberg Port du Hainaut hanno dato almeno un responso: il favorito numero uno per la vittoria finale resta lo sloveno Tadej Pogacar, il più grande talento di questa generazione. Ma soprattutto hanno regalato una gioia inattesa, e forse anche per questo più emozionante, allo sport israeliano: il trionfo allo sprint dell’australiano Simon Clarke, che festeggerà 36 anni in corsa e che da quest’anno ha messo la sua esperienza al servizio della Israel Premier Tech (già Israel Start Up Nation e Israel Cycling Academy). Una vittoria allo sprint al termine di una tappa tiratissima che l’ha visto prevalere, per pochi centimetri appena, sul compagno di fuga Taco van der Hoorn. “È il coronamento di una carriera. In inverno ero senza squadra, mi è stata data fiducia. E io sono felice di averla ripagata”, le prime parole dopo l’impresa. Una vittoria storica, la prima del sodalizio patrocinato dal magnate Sylvan Adams al Tour. Una lacuna che il team aveva annunciato di voler colmare al più presto, consapevole di avere buone carte da giocarsi. Difficile però immaginare che potesse accadere in una frazione così epica e significativa.
In pochi anni la squadra che difende i colori d’Israele ha bruciato le tappe, ritagliandosi un ruolo e uno spazio d’azione in tutte le grandi corse a tappe. Ha vinto sia al Giro d’Italia che alla Vuelta. Ha vestito, per due tappe, la maglia rosa.
Tutto era iniziato in una Gerusalemme agghindata a festa per la partenza del Giro del 2018. La Israel correva allora con una wild card, circondata da curiosità ma anche dallo scetticismo di tanti addetti ai lavori. Si pensava a un fuoco di paglia, a una meteora. E invece è ancora lì. Più protagonista che mai. Mazal tov!

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