Ebrei nella Grande Guerra,
il ministero guarda a Ferrara

C’è un luogo in cui non si può mancare di fare visita se si vuole conoscere davvero la storia di Ferrara e della sua Comunità ebraica, componente significativa e irrinunciabile del suo tessuto urbano ormai da molti secoli (fondamentale fu la lungimiranza dei signori Este che accolsero anche gli esuli di Spagna): il cimitero di via delle Vigne, istituito già nel Seicento a ridosso delle mura che cingono la città. Una delle più suggestive “case della vita”, locuzione con cui l’ebraismo designa i cimiteri, non solo d’Italia ma di tutta Europa. È a questo spazio prezioso, forse non conosciuto come meriterebbe dal grande pubblico, che guardano due progetti di recente presentazione. Uno avviato dalla Comunità ebraica e volto al restauro del monumento ai militari ebrei caduti nella Grande Guerra. L’altro lanciato dall’amministrazione comunale con l’obiettivo di intervenire su un sepolcro specifico, quello che racchiude i resti dell’aviatore Pico Deodato Cavalieri: insignito di due medaglie d’argento al valor militare, morì a causa di un incidente aereo nel gennaio del 1917. Ad eseguire l’opera un celebre scultore, Arrigo Minerbi, in onore del quale Ferrara sta predisponendo alcune iniziative di prossima realizzazione. I progetti, sostenuti dal Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah, sono stati selezionati entrambi nell’ambito del nuovo bando promosso dal Comitato tecnico-scientifico speciale per la tutela del patrimonio storico della Prima Guerra Mondiale che dal 2001 opera all’interno del Ministero della Cultura. Entrambi con un punteggio molto alto, quello della Comunità addirittura al secondo posto della graduatoria nazionale, ed entrambi con un contributo finanziario che permetterà di riportarli all’antico splendore. Un’occasione per riaccendere l’attenzione sui monumenti in sé ma anche su cosa quell’epoca ha rappresentato per l’ebraismo italiano: l’apice della stagione post-risorgimentale nel segno della piena emancipazione e contribuzione ai destini della patria, ma anche il preludio a quell’epoca d’incertezza esistenziale che avrebbe consentito al fascismo di acquisire il potere e di annientare, un passo dopo l’altro, tutti i diritti fondamentali. Fino all’abominio delle leggi razziste del ’38.
“È certamente una ragguardevole circostanza il fatto che quest’anno siano pervenuti due progetti e che il Comitato li abbia selezionati entrambi decidendo di finanziarli” sottolinea Alessandra Barbuto, la funzionaria del Ministero a capo della segreteria del Comitato tecnico-scientifico. Molti i punti di forza e gli elementi di fascino. Anche per i vuoti che restano da colmare. Del monumento ai militari ferraresi ebrei, evidenzia Barbuto, “ad oggi sono sconosciuti la data esatta di realizzazione e anche l’autore, dato che l’archivio della Comunità è stato disperso durante le persecuzioni razziali”. Quindi il Comitato ha individuato come aspetti rilevanti di questa proposta “sia il restauro del monumento, sia la parte più legata alle ricerche d’archivio, che saranno svolte contemporaneamente al restauro e che cercheranno informazioni volte a stabilire con certezza i dati riguardanti data, autore e bottega”. L’altro progetto invece interessa un monumento rilevante “sia perché fu realizzato da Minerbi in un momento di sviluppo della sua ricerca artistica tra simbolismo e classicismo, sia perché testimonia il rilievo assunto da Pico Deodato Cavalieri e dalla sua famiglia nel contesto storico-culturale degli anni della Prima Guerra Mondiale”.
Presieduto dal Direttore Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, il comitato opera da oltre vent’anni: tra i suoi obiettivi la promozione della conoscenza, della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio storico. Per questo, racconta Barbuto, “sostiene attività di ricognizione, inventariazione, studio e ricerca, ma anche l’organizzazione di convegni e seminari e la realizzazione di pubblicazioni di settore”. Grazie ai finanziamenti stanziati dalla Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio vengono pubblicati con regolarità bandi per progetti e iniziative: circa duecento i progetti finanziati finora e che hanno riguardato le più varie tipologie di beni, mobili e immobili, archivistici e librari, fino a quelli immateriali.
Non è semplice riassumere quale sia stata finora la risposta del territorio. “Ci sono situazioni molto diversificate”, dice Barbuto. “Ma sicuramente possiamo dire che, specialmente in considerazione del periodo così delicato per gli equilibri mondiali che stiamo vivendo, pare utile ribadire quanto sia centrale nell’azione del Ministero il supporto ad azioni volte alla salvaguardia della memoria e all’affermazione dei valori di pace”. L’esistenza e il lavoro del Comitato vanno quindi nella direzione di diffondere sempre più il ricordo di quel periodo. Un ricordo consapevole “anche per quanto riguarda il caso specifico della storia e delle memorie dell’Italia ebraica, che diede un contributo importante nel periodo bellico”.

Adam Smulevich

(8 luglio 2022)