Il tempo e le opere
“Va tamot sham Miriam va ti kaver sham – E morì lì Miriam e fu seppellita lì”.
Secondo il midrash, l’espressione: “e morì lì Miriam” è uguale a quella che troveremo alla fine del libro di Devarìm “e morì lì Moshè”. Da queste due espressioni si comprende che entrambi, Miriam e Moshè, morirono con il bacio di D-o. Ossia, senza l’intervento del Malakh ha mavet. Per questo si deduce che l’importanza di questi due personaggi è tale che è il Signore stesso che si preoccupa direttamente della loro dipartita da questa dimensione per il mondo a venire. Con la morte di Miriam e di Aharon, a cui assistiamo nella nostra parashà, si delinea sempre di più il cambio generazionale del popolo ebraico e l’avvicinarsi all’ingresso nella terra di Israele. Nonostante le lamentele, il comportamento scorretto e tutto ciò che è accaduto nei quaranta anni di permanenza nel deserto, si sta compiendo la promessa divina di portare il popolo nella terra di Israele.
Il decreto contro Moshè e Aharon da parte di D-o, di non entrare in Israele, dimostra la necessità di un leader che non abbia remore a condurre una guerra, ma che sappia anche trasmettere al popolo la fiducia necessaria in D-o per guardare avanti e sopravvivere, nonostante tutto. Questo brano ci insegna che ognuno di noi ha un tempo per mettere in atto le proprie opere. Allo scadere di esso, dobbiamo essere pronti a ritirarci o a cambiare destinazione.
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
(8 luglio 2022)