Quanto vale la scuola?

Ius sanguinis, ius soli, ius scholae: diritto del sangue, diritto del suolo, diritto della scuola. Se guardiamo alla traduzione letterale al di là dell’uso che attualmente si fa di questa terminologia per classificare le leggi relative alla cittadinanza non c’è dubbio che “diritto della scuola” suona molto più tranquillizzante di “diritto del sangue”, e anche di “diritto del suolo”. Se considerassimo il sangue, il suolo e la scuola come valori assoluti a maggior ragione la scuola apparirebbe il valore da preferire: “sangue” e “suolo” hanno in sé qualcosa di inquietante. Ammetto che questo gioco delle traduzioni lascia il tempo che trova, soprattutto per quanto riguarda “soli”. Non si può negare, però, che le leggi relative alla cittadinanza sono legate a un’idea di identità. E se un’identità si può acquisire attraverso la scuola vuol dire che in fin dei conti la scuola non è poi così irrilevante nella vita delle persone come a volte qualcuno afferma. Quindi parlare di ius scholae non è solo una scommessa in favore dell’integrazione ma anche un atto di fiducia nel valore dell’istruzione e della cultura. E, viceversa, negare lo ius scholae significa (forse non intenzionalmente ma a mio parere inevitabilmente) affermare che in fin dei conti la scuola non è molto importante.
È un aspetto certo secondario della questione ma forse vale la pena di pensarci.

Anna Segre

(8 luglio 2022)