Medio Oriente, il viaggio di Biden
Alla vigilia del suo viaggio in Medio Oriente, con prima tappa Israele, il Presidente Usa Joe Biden ha spiegato sulle colonne del Washington Post il significato della sua missione (13-16 luglio). “Un Medio Oriente più sicuro e integrato porta molti vantaggi agli americani. – le parole di Biden -. Una regione che si sta unendo attraverso la diplomazia e la cooperazione, piuttosto che separarsi attraverso il conflitto, ha meno probabilità di dare origine a un estremismo violento che minaccia la nostra patria o a nuove guerre che potrebbero gravare sulle forze militari statunitensi e sulle loro famiglie”. Rispetto a Israele e al conflitto con i palestinesi, il presidente Usa scrive: “abbiamo contribuito a porre fine a una guerra a Gaza – che avrebbe potuto facilmente durare mesi – in soli 11 giorni. Abbiamo lavorato con Israele, Egitto, Qatar e Giordania per mantenere la pace senza permettere ai terroristi di riarmarsi. Abbiamo anche ricostruito i legami degli Stati Uniti con i palestinesi. Lavorando con il Congresso, la mia amministrazione ha ripristinato circa 500 milioni di dollari di sostegno ai palestinesi, approvando al contempo il più grande pacchetto di sostegno a Israele – oltre 4 miliardi di dollari – della storia. Questa settimana, inoltre, il Primo Ministro israeliano ha parlato con il Presidente dell’Autorità Palestinese per la prima volta in cinque anni”. Il riferimento è alla telefonata intercorsa tra il Premier ad interim Lapid e Mahmoud Abbas.
Per quanto riguarda la tappa saudita, Biden evidenzia che sarà “il primo Presidente a volare da Israele a Jiddah, in Arabia Saudita. Questo viaggio sarà anche un piccolo simbolo delle nascenti relazioni e dei passi verso la normalizzazione tra Israele e il mondo arabo, che la mia amministrazione sta lavorando per approfondire ed espandere”.
Israele e l’Europa, il progetto per il gas. Riprende slancio il progetto del gasdotto EastMed-Poseidon, per importare il gas del maxi-giacimento Leviatano da Israele fino in Puglia (a Otranto). Sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale europea due bandi “preparatori”, di sviluppo e ingegnerizzazione, per 1 miliardo di euro (555 chilometri di gasdotto sul territorio greco), e per 250 milioni (impianti a terra per Cipro, Creta, Grecia). Lo racconta la Gazzetta del Mezzogiorno, soffermandosi allo stesso tempo su diversi ostacoli legati al progetto e sulla prospettiva di far arrivare non solo il gas, ma anche l’idrogeno attraverso la nuova infrastruttura. La possibilità di riconvertire il gasdotto, spiega il quotidiano, appare centrale per la realizzazione dell’intero progetto che unisce le due sponde del Mediterraneo.
Ucraina, case da lasciare. Intervistata da Gianni Riotta su Repubblica, Irina Vereshchuk, vicepremier ucraina, lancia un “appello alla popolazione civile delle zone occupate, dalla città di Kherson a tutta l’area di Zaporizhzhia, perché lasci le case subito. Anche se qualcuno dovesse finire deportato in Russia, troveremo il modo per riportarlo in patria, lo giuro: ma ora l’esercito russo usa i miei connazionali da scudo umano, e la nostra artiglieria non può contrattaccare senza causare stragi. I cittadini ucraini, ripeto, devono evacuare al più presto, ad ogni costo, senza far da bersaglio al proprio esercito”. Intanto La Stampa riferisce del tentativo americano di convincere la Cina a lasciare sola la Russia: “Via i dazi se vi allontanate da Putin”, l’offerta che sarebbe arrivata dal segretario di Stato Usa Blinken a Pechino nel corso del G20 di Bali.
Conti con la storia ucraina. L’omaggio al nazionalista ucraino Bandera da parte dell’ambasciatore di Kiev a Berlino – ora allontanato – dimostrano che il paese deve ancora fare i conti con la storia. Ma, afferma Michael Walzer in una lunga intervista rilasciata a L’Espresso, “il 73 per cento degli ucraini ha votato per un presidente di origini ebraiche. Quindi l’antisemitismo non è un discorso di stretta attualità, ma riguarda i conti con la storia e memoria”.
La repressione di Teheran continua. Il regista iraniano Mohammad Rasoulof è stato arrestato insieme al collega Mostafa Al-Ahmad per aver protestato sui social media contro la violenza della polizia. Lo rendono noto su Twitter Kaveh Farnam e Farzad Pak, due produttori iraniani. I due filmmaker sarebbero stati condotti in una località sconosciuta. Regista, produttore e sceneggiatore Rasoulof, 50 anni e una decina di film, da sempre critico nei confronti del regime, due anni fa non aveva potuto ritirare l’Orso d’oro vinto al festival di Berlino per il suo film II male non esiste perché il governo non gli aveva dato autorizzazione a viaggiare (La Stampa). Dalla Berlinale arrivano le voci dei co-direttori Mariette Rissenbeek e Carlo Chatrian: “Siamo profondamente preoccupati, è scioccante che gli artisti vengano presi in custodia a causa dei loro sforzi pacifici contro la violenza” (Il Fatto Quotidiano).
Segnalibro. La Shoah oggi nel conflitto delle immagini (Bompiani) è il titolo dell’ultimo saggio di Arturo Mazzarella, docente di Letterature comparate all’Università Roma Tre. Nel volume, presentato da La Lettura, l’autore si interroga sul perché ci sia stato una proliferazione di film e libri sulla Shoah: “La sua risposta: nonostante l’accanimento dei nazisti, le stesse vittime hanno trasformato la Shoah in immagine già mentre accadeva. Per non farsi cancellare”. Sul Domenicale del Sole 24 Ore invece si parla di due volumi dedicati a Gerusalemme, rispettivamente di Eric Salerno e Paola Caridi. “Due saggi che – si legge – esplorano una metropoli complessa in cui le due dimensioni sono strettamente connesse. E dove la questione della convivenza arabo-israeliana resta irrisolta”. Intervistato da Repubblica Bologna Gabriele Rubini parla del suo ultimo libro, Attraverso il fuoco (Nardini): “Il mio scopo – afferma – era raccontare come vivevano gli ebrei disseminati nel mondo quando si cominciò a parlare di stato nazionale ebraico, di cui si sa poco o per luoghi comuni”. Il Corriere racconta invece l’iniziativa editoriale de La nave di Teseo che propone in una versione ampliata Figlio di nessuno. Un’autobiografia senza frontiere del celebre scrittore di lingua slovena Boris Pahor, scomparso nel maggio scorso a 108 anni. Un’autobiografia firmata assieme Cristina Battocletti.
Daniel Reichel