Verso la quarta dose

Le regioni si preparano alla riapertura degli hub per ripartire con la nuova fase della campagna vaccinale. “L’accelerazione del contagio – scrive il Corriere della Sera – impone di anticipare la somministrazione della quarta dose di vaccino anti Covid anche a chi non è anziano o fragile. Cioè agli over 60. La formalizzazione della decisione è attesa per oggi”. “Nessun dubbio – afferma Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri – anche se non aggiornato, il vaccino protegge in modo sostanziale contro la malattia grave”. Anche uno studio condotto su 40 mila anziani in Israele, spiega il Corriere, dimostra che la quarta dose ha ridotto del 34 per cento la possibilità di contrarre la variante Omicron del virus, e ha evitato l’ospedale al 64-67 per cento del campione.

Responsabilità dei singoli. Con un riferimento biblico su Domani Davide Assael ricorda che in tempo di pandemia le scelte non sono “mai solo individuali”. “Ogni scelta del singolo ha un’inevitabile ricaduta su tutto il sistema, perché ognuno di noi è contemporaneamente deshe e ‘esev, tutto e singolo insieme”. Il senso è che servono politiche comuni da applicare per evitare la nuova ondata di contagi e non lasciare solamente ai singoli la responsabilità su come agire. Rimane però senza risposta la domanda su quali siano queste politiche.

Israele sempre ai seggi. “I problemi e le sfide che gli israeliani devono affrontare sono molto più grandi di quelli politici. I valori occidentali e democratici di Israele sono stati erosi nel corso degli anni. Israele è una società così fortemente divisa e polarizzata che è difficile credere che possa essere sanata dalle elezioni”, scrive su Repubblica l’analista di Haaretz Yossi Melman, parlando della fragilità del quadro politico israeliano. Le previsioni dicono, afferma Melman, che anche le elezioni di novembre potrebbero risultare in uno stallo o comunque garantire al vincitore, Netanyahu o Lapid, solo una risicata maggioranza. Nel suo articolo l’analista parla di come i contrasti interni abbiano portato la fragile coalizione uscente a disgregarsi. E sulle differenze tra Lapid e Netanyahu sostiene: “Le etichette di destra e sinistra in Israele sono definite solo dal sostegno o meno alla soluzione dei due Stati. La realtà è che la maggior parte della classe media e dei ricchi israeliani sostiene Lapid, mentre i poveri, gli indigenti, i non privilegiati e i meno istruiti adorano Netanyahu”.

Tra Gerusalemme e Riad. Molta attenzione sui quotidiani all’imminente viaggio tra Israele e Arabia Saudita del presidente Usa Biden. Secondo il Corriere una missione in Medio Oriente che “nasce nel segno del pragmatismo e della continuità con la politica trumpiana”. Ovvero aumentare la lista di paesi arabi che normalizzino i propri rapporti con Israele (Arabia Saudita in testa), ma anche consolidare lo schieramento del Golfo “per isolare gli iraniani e convincerli a trattare sul nucleare”. In patria il viaggio a Riad è stato criticato soprattutto a causa della ferita aperta dell’omicidio del giornalista Khashoggi. Ma Biden vuole essere pragmatico e compattare gli alleati mediorientali, scrive il Giornale, anche per rispondere al potere di Putin nella regione, presente in Siria e strettamente legato a Teheran. Durante il viaggio poi, aggiunge il Messaggero, si parlerà del costo del petrolio, con una richiesta Usa al Golfo di aumentare la produzione per rispondere all’aumento dei prezzi innescato dall’invasione russa dell’Ucraina.

Italia, investimenti israeliani. Firmata ieri a Gerusalemme una partnership fra Margalit Startup City e il Ceip, il Centro Estero Internazionalizzazioni del Piemonte che gestirà un nuovo ufficio a Gerusalemme. In pratica, spiega La Stampa, si apre “un canale privilegiato per favorire investimenti di aziende israeliane in Piemonte” in diversi settori tecnologici, con particolare attenzione a quello aerospaziale. “Il Piemonte – ha detto Erel Margalit, guida di Margalit Startup City – è una regione ricca di tradizione e agricoltura, oltre che di tecnologie. Un partner ideale per noi in Israele, e una pietra miliare per la cooperazione fra Italia e Israele”. Presente alla firma anche l’assessore all’internazionalizzazione della Regione Fabrizio Ricca secondo cui, aggiunge Repubblica Torino, “con l’apertura di un ufficio strategico le aziende del territorio avranno un presidio stabile che potrà appoggiarle e aiutarle, favorendo la nascita di accordi commerciali con le realtà imprenditoriali di un Paese all’avanguardia in numerosi settori produttivi”. Intanto a scommettere su Israele è anche Intesa Sanpaolo, riporta il Quotidiano nazionale, con investimenti in cinque start-up “di cybersecurity, IT, agrifood-tech e quantum computing”.

Master online. Informatico, matematico di fama internazionale, ex rettore dell’Università di Tel Aviv, il professor Zvi Galil racconta al Messaggero il progressivo successo del master online – il primo – in ingegneria informatica lanciato nel 2014 assieme alla Georgia Tech di Atlanta. “Negli anni si è trasformato in un successo straordinario: nel 2014 c’erano solo 380 studenti, oggi sono più di 12mila da oltre 140 nazioni in tutto il mondo”, afferma Galil, ospite a Roma della Luiss. A dare impulso all’iniziativa, afferma l’informatico, il costo: “oggi negli Stati Uniti è la maggiore discriminante nell’accesso all’istruzione superiore: il nostro programma costa 7mila dollari, cioè il 10% del costo medio di un master in presenza nelle università private americane. Ma la vera rivoluzione è che possiamo avere relatori e studenti da qualunque parte del mondo, da qualsiasi università, in qualunque momento”.

Daniel Reichel