Periscopio – Santi

Ho scritto, alla fine del mio ultimo articolo dedicato alla possibilità di ravvisare, nel XIX Canto dell’Inferno, alcuni elementi fondanti del moderno concetto di laicità, che Dante si sarebbe forse sentito più lontano dalla Chiesa di oggi rispetto a quanto potesse essere rispetto a quella del suo tempo, verso la quale ebbe anche, com’è noto, forti motivi di contrasto.
Prima di spiegare le ragioni di questa mia idea, mi sembra però opportuno formulare una breve premessa, volta ad avvertire che ho troppo rispetto per qualsiasi religione per criticarne i contenuti. È molto facile farlo dall’esterno, giudicare qualcosa in cui non si crede. E poi, anche se mi sono distaccato dalla fede cattolica da adolescente, in modo irreversibile, quella continua a essere la “casa” in cui sono stato educato, è in quel linguaggio che i miei Genitori mi hanno insegnato a distinguere tra il bene e il male. Quell’insegnamento fa parte di me, e non vorrò mai rinunciarci. Se, però, non mi permetterei mai di giudicare una qualsiasi verità di fede, come cittadino ritengo mio preciso diritto e dovere pretendere che queste convinzioni non vengano mai imposte alla totalità della cittadinanza, in nome di chi sa quale diritto di rappresentanza, pretesa di investitura divina o superiorità morale. La Chiesa ha tutto il diritto di dire ai cattolici che non devono divorziare, abortire, praticare l’eutanasia, l’omosessualità ecc., ma non ha nessun diritto di cercare di impedire che le leggi di uno stato sovrano permettano queste pratiche. È questa la laicità.
Un discorso analogo vale per la questione della canonizzazione dei papi e, più in generale, degli uomini di Chiesa. Queste persone hanno svolto delle precise azioni nella storia umana, che possono essere apprezzate o condannate. È ben noto che molti santi o beati cattolici, per esempio, hanno avuto posizioni violentemente antisemite, che lasciano poco spazio ad interpretazioni. Basti fare i nomi di Agostino, Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Pio IX e molti altri (alcuni, come Agostino Gemelli, non sono stati beatificati, ma a loro nome sono state intitolate importanti istituzioni cattoliche). Essi, ciò nonostante, sono stati elevati alla gloria degli altari, è una cosa di cui occorre solo prendere atto. Non saranno mai ‘desantificati’, ovviamente, e nessuno potrebbe mai pretenderlo, sul piano, per esempio, del cd. dialogo ebraico-cristiano. Allo stesso tempo, nessuno potrebbe mai pretendere che tutti ammirino queste persone.
Dante, da uomo profondamente legato al cristianesimo e alla Chiesa come istituzione voluta da Dio, non aveva nessuna reticenza a condannare, anche violentemente, gli ecclesiastici che, a suo parere, tradissero la loro missione, anzi, per lui tale opera di libero giudizio era funzionale alla promozione della santità della Chiesa. In tale libertà di pensiero si esprimeva, nel cuore del Medio Evo, la sua laicità. E, ai suoi tempi, non si può dire che fosse un’assoluta eccezione. Esisteva, all’interno del pensiero ecclesiastico, un dibattito vivo, acceso, talora sferzante.
Per quanto riguarda i giorni nostri, è un dato di fatto che, da alcuni decenni, è in atto, in ambito ecclesiastico, un processo volto a trasformare la concezione della Chiesa come istituzione di diritto divino in una globale santificazione della stessa nella sua componente umana, attraverso la canonizzazione di tutti i pontefici che hanno avuto il compito di governarla. Pio IX è (per ora) beato, mentre sono già santi Pio X, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II. Per Pio XII è in atto un processo di canonizzazione che, prima o poi, si chiuderà – non c’è minimo dubbio – in modo positivo. Si tratta di una tendenza generale, i papi, ormai, sono santi per il ruolo che ricoprono. Guardo alla cosa con rispetto e distacco, come a una faccenda interna alla Chiesa. Mi permetto solo di osservare, però, che Dante non sarebbe stato d’accordo. I papi non sono ‘automaticamente’ santi.

Francesco Lucrezi