Comunicare con i russi
Come i principali quotidiani avevano già previsto a febbraio con il blocco dei collegamenti dalla Russia, è evidente che quest’estate il flusso di turisti russi nelle località balneari e nelle città d’arte si sia completamente azzerato. All’inizio del conflitto in Ucraina il pensiero comune era che isolare la Russia sia economicamente che culturalmente avrebbe significato rendere più coscienti i cittadini russi su ciò che stava accadendo ai propri confini spingendoli a opporsi al proprio governo. Sembra invece che sia avvenuto l’esatto contrario: se all’inizio le proteste a San Pietroburgo e Mosca erano abbastanza frequenti, adesso parrebbe che grazie anche alla repressione poliziesca le voci contro la guerra da parte del popolo della Federazione Russa siano state del tutto silenziate. O almeno non ne sappiamo praticamente più niente. Ma soprattutto se le misure restrittive dell’Occidente nei confronti della Russia sono state dettate senza dubbio da un dovere morale, dall’altra hanno chiuso una volta per tutte il paese nella bolla propagandistica del nazionalismo di Vladimir Putin. Insieme ai prodotti russi, le uniche notizie che ormai circolano in Russia sono quelle del governo favorevoli all’occupazione, fatta eccezione per chi ha il coraggio di accedere ad altri canali violando la censura, e ugualmente non è granché facile scambiare opinioni e ricevere altre notizie da stranieri che si recano in Russia o da coloro che si recavano in Europa. La circolazione delle idee ha sempre seguito nei secoli i percorsi e i viaggi degli esseri umani. Come un fiume a cui viene sbarrato il passaggio dalla sorgente questo comincerà a ristagnare e poi con la siccità a prosciugarsi. Emarginare Vladimir Putin e la sua classe dirigente non dovrebbe significare abbandonare nelle sue mani i cittadini della Federazione Russa, viceversa se l’obiettivo è vincerlo, la comunicazione con questi ultimi non può non trattarsi di una priorità.
Francesco Moises Bassano