Il Medio Oriente che cambia
Un nuovo acronimo per fissare l’evoluzione degli equilibri di politica estera: I2U2. La sigla, spiega Repubblica, racchiude India, Israele, Emirati Arabi Uniti e Usa. Recenti protagonisti di un vertice virtuale a cui, oltre a Biden, “hanno partecipato il premier israeliano Lapid, quello indiano Modi e il presidente degli Emirati Mohamed bin Zayed Al Nahyan”. È tempo anche di bilanci. Nel giudicare la prima missione in Medio Oriente di Biden, si sostiene che debba prevalere il bicchiere mezzo pieno. E cioè “l’impostazione economica di lungo termine, quella con una visione per un futuro di progresso, di smarcamento della regione dalla dipendenza dal petrolio, un futuro legato all’Occidente che favorisca la crescita di un nuovo ‘hub’ tecnofinanziario in grado di imprimere una svolta per la crescita sostenibile, agevolando l’abbraccio fra Israele, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti fino a Egitto, Giordania, Bahrein, Qatar e Iraq”. Secondo vari esperti il futuro dell’energia mondiale sarà il gas. “L’espansione del Tap è partita e ben venga anche il nuovo gasdotto da Israele, se qualcuno lo vorrà realizzare”, si legge sul Sole 24 Ore.
“L’indolenza sul caso Regeni mina la sovranità dello Stato”. È l’opinione di Luigi Manconi. A detta dell’ex parlamentare, che interviene sulla Stampa, “la politica estera dell’Italia risulta condizionata in profondità dal sistema di relazioni finanziare, economiche e politiche che intercorrono con il regime dispotico di al-Sisi”. Dall’Egitto intanto Patrick Zaki si appella all’Italia: “Fatemi tornare”.
Fedele Confalonieri si racconta al Corriere. Tra i suoi modelli, afferma, c’è “Joe Nissim: ebreo di Salonicco, eroe di guerra, finito a Milano nel 1947, morto nel 2019 a cent’anni; l’uomo di Simmenthal, Rio Mare, Manetti&Roberts, un gruppo da 250 milioni di utili: siamo diventati amici da adulti, cosa rara; ha pure adottato una guglia del Duomo”.
Il Corriere Milano propone un viaggio alla scoperta dell’archivio segreto di Franca Valeri, donato dall’attrice all’Archivio Filodrammatici nel 2019. Partendo dall’antifascismo “come questione morale, vissuta sulla propria pelle: il padre ebreo costretto a fuggire in Svizzera, lei e la madre a nascondersi con altri perseguitati nella casa di via Mozart, lei che da sola va a piazzale Loreto per assicurarsi che il Duce sia morto davvero”.
“In Israele regalo un progetto per la costruzione a Jaffa del Shimon Peres Peace Center. Ebbene, fatto il progetto, questo viene realizzato in tempi record”. Così l’archistar Massimiliano Fuksas in una intervista con Libero in accusa l’Italia, al contrario, di aver “buttato” alcune sue realizzazioni messe a disposizione gratuitamente.
Sempre su Libero Paolo Mieli afferma: “Insieme alla Germania, l’Italia è il Paese più filorusso che esista, anche se questa posizione viene abbastanza dissimulata. Come in passato il filo hitlerismo prendeva migliaia di abiti, così oggi il filo putinismo è camuffato da pacifismo o da varie ‘ragioni della guerra’”. In un successivo passaggio Mieli plaude all’imbarazzante comizio televisivo concesso a Lavrov su Rete4. A suo dire una intervista “eccellente”.
In mostra al Museo di Israele una riproduzione della Grande Sinagoga di Aleppo. L’edificio, segnala il Messaggero, è stato ricostruito “con un sistema di realtà virtuale creato grazie a una donazione di foto d’epoca” e appare come era nel 1947, “pochi giorni prima degli scontri scoppiati in seguito alla risoluzione Onu” che sancì la nascita dello Stato ebraico.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(18 luglio 2022)