Vel d’Hiv, 80 anni dopo

Esattamente ottant’anni fa, il 16 e 17 luglio 1942 i poliziotti francesi arrestarono a Parigi 13152 ebrei stranieri ed apolidi, ne rinchiusero 7000 nel Velodromo d’Inverno, circuito di gare ciclistiche coperto nei pressi della Tour Eiffel, mandando subito gli altri nel campo campo di transito di Drancy. Tutti furono poi inviati a Drancy e di lì ad Auschwitz. Quasi seimila di loro erano donne, più di quattromila bambini. Oltre tremila di questi bambini, separati dalle loro famiglie, furono mandati ad Auschwitz successivamente, con l’assenso di Eichmann e su richiesta del Primo Ministro di Vichy Laval, che sollecitò i nazisti a ricongiungere i bambini alle famiglie “per motivi umanitari”. Il Vel d’Hiv, così era chiamato, era già stato sede nel maggio 1940, durante l’occupazione tedesca della Francia, di un episodio molto grave, opera del governo francese. Infatti 5000 donne per lo più tedesche, molte delle quali ebree e tutte rifugiate antinaziste, vi furono rinchiuse come nemiche della Francia. Fra loro Hannah Arendt.
La grande retata del Vel d’Hiv, anche se concordata con i nazisti e organizzata anche dal capitano Dannecker, poi l’autore della razzia del 16 ottobre 1943, fu opera esclusivamente di poliziotti francesi. La Francia rifiutò a lungo di prendere atto delle sue responsabilità, il primo presidente a farlo fu Chirac nel 1995, seguito da Hollande e da Macron. Durante le sue campagne elettorali la Le Pen ha continuato a sostenere la non responsabilità della Francia.

Anna Foa, storica

(18 luglio 2022)