Teheran, l’abbraccio a Putin
e la minaccia del nucleare
“Israele si tenga pronto a intervenire”
È parere comune, anche tra gli osservatori israeliani, che il vertice a tre fra Putin, Erdogan e Raisi a Teheran rappresenti una “risposta” ai nuovi equilibri del Medio Oriente tracciati da Joe Biden durante la sua recente visita tra Gerusalemme e Riad. Due strategie in contrapposizione su molti aspetti e temi. E in particolare sulla rincorsa iraniana al nucleare che preoccupa Israele, molti altri governi della regione e le diplomazie occidentali. Ieri, in tal senso, è stata una giornata di inquietanti annunci. A detta del presidente del Consiglio strategico per le relazioni internazionali, figura chiave per Raisi su questioni di sicurezza nazionale, il regime avrebbe infatti “le capacità tecniche per realizzare una bomba nucleare”. Una minaccia non nuova nei termini ma che, vista da Israele, conferma la necessità di tenere una guardia alta e soprattutto la disponibilità a intervenire con ogni mezzo possibile. A ribadirlo è stato il Capo di Stato Maggiore Aviv Kochavi, secondo il quale lo Stato ebraico dovrebbe avere “l’imperativo morale” di preparare una risposta alle iniziative avviate dall’Iran. A suo dire un attacco alla Repubblica islamica sarebbe, non a caso, “al centro” dei piani israeliani. “La preparazione del fronte interno per la guerra è stata una questione importante sin dalla nascita dello Stato, ma lo è diventata sempre di più nel corso degli anni”, il pensiero espresso da Kochavi durante una cerimonia pubblica. “Questo è un compito che deve essere accelerato, soprattutto in vista della possibilità che ci verrà richiesta di agire contro una minaccia nucleare: dovrebbe far parte degli intensi preparativi che stiamo portando avanti per il momento della verità”. Uno snodo decisivo nel futuro d’Israele e per affrontare al meglio il quale, insiste Kochavi, serviranno “una varietà di piani operativi, l’allocazione di risorse, l’acquisizione di armi”. Incontrando Macron a Parigi nella sua prima missione all’estero da Primo ministro d’Israele, Yair Lapid aveva sottolineato tra gli altri un concetto: “È importante che la comunità internazionale sappia che sulla questione iraniana la società israeliana è unita, con un’unica voce, con una sola posizione”. Altro tema cruciale quello del Libano, uno dei Paesi sotto l’influenza di Teheran: “Il governo libanese dovrebbe tenere Hezbollah sotto controllo… o dovremo farlo noi”, le parole pronunciate da Lapid. Dichiarazione anch’essa che lascia intendere un possibile intervento militare.