Golem
Gran parte dei profili storici ereditati dal secolo scorso sono figli del processo di Norimberga, che non soltanto portò alla condanna dei gerarchi del nazionalsocialismo ma lanciò nuove piattaforme geopolitiche e dettò i prodromi di strutture e istituzioni internazionali; e se provassimo a dare una lettura diversa, meno politica ma ugualmente storica e più umanistica?
Senza dimenticare per un attimo la tragedia di 26 milioni di civili morti in Europa (dei quali circa 7 milioni di ebrei), proviamo per un attimo a immaginare Ghetti e Lager come grandi centrali idroelettriche di intelletto e cuore, laboratori di un nuovo Uomo vitruviano; da Auschwitz delle sette orchestre – tra Stammlager, Birkenau e Monowitz – a Theresienstadt e Oflag XA Nienburg/Weser autentiche Darmstadt ante litteram e Bayreuth del pensiero musicale del Novecento. È la nuova visione del Bello, proviene dai moderni siti paleolitici ossia i Lager; possiamo sicuramente interpretarla come un invito a costruire una nuova Europa libera da complessi, nanismi e vittimismi. Sì, perché l’Europa è fondamentalmente malata.
Il colosso che si estende dall’Atlantico al Caucaso – l’Unione Europea copre solo una parte – soffre del complesso di Edipo a ragione del quale è innamorato di sua madre e vuole uccidere suo padre; suo padre è il pensiero ebraico, l’Europa ha preso tutto dalla mamma.
La madre del bamboccione europeo è un condensato di nichilismo ideologico, materialismo ateo e illuminismo che soppianta Dio con la ragione; tutta materia cerebrale – l’intellettualità è ben altro – malamente partorita da chi ha disegnato i percorsi del pensiero filosofico ed economico occidentale.
Lo Stato di Israele è invero l’Europa che ce l’ha fatta; incarnazione del pensiero sionista, Israele è lievito madre delle più grandi conquiste dell’Umanità, il futuro dell’uomo parla ebraico.
In Europa la messa a sistema della ricerca musicale concentrazionaria difficilmente trova spazi nel ridisegnare le linee enciclopediche della Storia del pensiero musicale del sec. XX; l’approccio diffuso nei riguardi di tale fenomeno – sia da parte dell’utenza musicale che accademica e giornalistica – è quello di una fioca lampadina che si accese in un mare di buio impenetrabile.
Immagine poetica e rassicurante, non c’è dubbio; ma dal punto di vista artistico e letterario siamo dinanzi a mille oceani di luce che hanno ristrutturato l’ingegno umano nei luoghi più impensabili di collasso umanitario e devastazione antropologica.
Si narra che il Golem di Praga fosse un gigante antropomorfo d’argilla senza alcun tipo di intelletto ma dotato di forza incredibile e unicamente creato nel sec. XVI dal rabbino Jehuda Löw ben Bezalel per proteggere la comunità ebraica praghese; credo tuttavia che, come il genio della lampada di Alāʾal-Dīn, il Golem non fosse soltanto un mero esecutore di ordini ma provasse emozioni altresì in grado di trasmettere e che utilizzasse una propria Mente per distinguere il Bene dal Male.
Dobbiamo restituire vita a qualcosa che si credeva morto e la musica è un organismo vivente; come un Golem, è l’uomo che gli dà forma, sostanza e pelle così che il Golem assorba lo spirito vitale.
Dicono che le ceneri del Golem di Praga riposino in una stanza segreta della Staronová Synagoga di Praga (nell’immagine) e che soltanto un minian di grandi Rabbanim potrà un giorno riportarlo in vita; a prescindere dal fatto che ciò possa verificarsi o meno, è ammirevole come il cervello possa nutrirsi dell’immaginario che è la stessa sostanza di cui è fatta la musica, il pensiero e l’arte in generale.
Idem per l’Europa, colosso antropomorfo con la testa sprofondata nel passato ma al modo dello struzzo; il Golem-Europa deve tornare a vivere e, al modo ebraico, agire prima e studiare dopo.
Arte, Musica e Letteratura non sono soltanto meravigliosi processi estetici creati dall’uomo ma costituiscono il reale punto di discrimine tra civiltà e barbarie, ricchezza di valori condivisi e bestialità generale; la ricerca artistico-musicale non va aiutata come si aiuta un pover’uomo a sbarcare il lunario ma deve essere in cima agli investimenti delle Istituzioni pubbliche e private.
“Ciò che mi ricordo di più è il futuro”, affermò il grande pittore spagnolo Salvador Dalì; questa frase è il miglior viatico per il genere umano, sarà ciò che rimarrà del nostro passaggio terreno.
Arte, Musica e Letteratura sono i nostri Golem.
Francesco Lotoro
(20 luglio 2022)