Voto e populismo
Nel corso della giornata, dopo un passaggio alla Camera, è previsto che Mario Draghi salga al Quirinale per rassegnare le proprie dimissioni. L’inevitabile epilogo dopo le decisioni assunte da alcune forze politiche che hanno scelto, a detta di molti osservatori irresponsabilmente, di staccare la spina. “Populismo” una delle parole chiave evocate in vari editoriali e interventi. “Vergogna. Non c’è altra parola per definire il modo in cui è stato affossato al Senato il governo Draghi”, l’opinione di Marcello Sorgi (La Stampa). “La legislatura – prosegue – si chiude come s’era aperta, con l’ultima disperata scorribanda del tandem dei due partiti populisti”. Per Maurizio Molinari (Repubblica) quella di far cadere il governo Draghi è stata “una scelta politica miope che nuoce all’interesse nazionale e ci precipita in una tempesta perfetta”. Una dimostrazione, aggiunge, di come la sfida contro il populismo non sia ancora vinta. “La ‘legislatura populista’ nata nel 2018 con Conte e Salvini alleati, finisce accomunandoli nel tentativo di recuperare i consensi perduti assecondando gli istinti più irresponsabili”, scrive Massimo Franco (Corriere). Gongola invece, tra gli altri, Marco Travaglio: sul Fatto Quotidiano attacca Draghi definendolo “un grande cultore non del bene comune, ma del proprio monumento”. Si apre ora la partita del voto. I giornali fanno soprattutto due date: 25 settembre e 2 ottobre. La prima non appare però realistica per via del concomitante inizio, anche se in serata, della solennità ebraica di Rosh haShanah. “Con il consenso della comunità ebraica italiana si potrebbe ugualmente autorizzare il voto in questa data perché i seggi sarebbero ovviamente aperti fin dal mattino”, sostiene il Messaggero. Per poi aggiungere: “L’ultima parola, calendario alla mano, spetterà in ogni caso al ministero dell’Interno”. Riporta Il Riformista: “In Senato incontriamo un esponente della Comunità ebraica romana che chiarisce: ‘La nostra festa ha inizio la sera di domenica 25, durante la giornata si può benissimo votare'”.
In una intervista con Repubblica Felix Klein, il coordinatore tedesco nella lotta contro l’antisemitismo, parla delle recenti vicende relative al festival Documenta. Uno scandalo annunciato. “Dall’inizio dell’anno – dice – si sapeva che artisti antisemiti e vicini al movimento di boicottaggio di Israele BDS sarebbero stati presenti”. Klein si aspetta che altre opere siano presto rimosse: “Ad esempio – segnala – il dipinto Gaza Guernica che equipara le attività dell’esercito israeliano a quelle della Wehrmacht e rappresenta soldati israeliani da una parte e dall’altra alcuni palestinesi poveri e spaventati”. Del tema parla anche Il Foglio in un approfondimento (“Documenta e il malessere del mondo dell’arte”).
Olena Zelenska, la moglie del presidente ucraino Zelensky, ha parlato davanti al Congresso Usa. Nel suo intervento, scrive La Stampa, tutto “l’apprezzamento ucraino per il sostegno” ricevuto. Ma gli appelli non bastano “e la moglie di Zelensky è apparsa in alcuni passaggi persino più perentoria nelle richieste del marito”. Sul Foglio un articolo di Francesco Cataluccio e Gabriele Nissim sull’uso del termine ‘nazista’ nella Russia di Putin e ancor prima in Unione Sovietica.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(21 luglio 2022)