Silvana Weiller Romanin Jacur
(1922-2022)

Pittrice poliedrica con una forte attenzione al tema dell’identità, Silvana Weiller Romanin Jacur aveva esordito esponendo una serie di bozzetti di scena al Caffè Pedrocchi: uno degli storici punti di ritrovo della cultura e intellettualità padovana, testimone in passato di eventi chiave del nostro Risorgimento. Da qui era iniziata la sua carriera di artista intenzionata a farsi largo in un mondo a larga prevalenza maschile. Una missione centrata attraverso una serie di mostre e iniziative che le sono valse nel tempo un riconoscimento nazionale.
Scomparsa nelle scorse ore, era nata a Venezia nel 1922 e si era appassionata all’arte fin da giovane. Le leggi razziste la colpirono mentre si trovava a Milano, dove frequentava il liceo Parini. Come tanti altri correligionari dovette così proseguire gli studi presso la scuola ebraica allestita in via Eupili: l’unica consentita dal regime. Un nuovo shock, l’occupazione nazista del Paese in seguito all’armistizio, portò lei e la famiglia alla decisione di fuggire in Svizzera. Al ritorno in Italia con in tasca il diploma conseguito al Corso Libero di Nudo presso l’Ecole Cantonal d’Art di Lausanne troverà, nella Padova del dopoguerra, una città ideale in cui muoversi e operare. Prezioso già allora il suo coinvolgimento all’interno di una Comunità ebraica attesa alla difficile prova della ripartenza. Portano infatti la sua firma alcuni rotoli disegnati per abbellire le sale comunitarie. “Disegni nati per divertire raccontando, che danno un’impressione di levità e scioltezza, di gioco: di gioco serissimo che allieta. Lei che sa guardare in profondità per entrare nel cuore dell’immagine, giù in fondo sino al nocciolo vivo, racconta. Racconta per i suoi figli e quelli altrui ma anche per gli adulti che restano incantati”, la testimonianza a Pagine Ebraiche di Marina Bakos. Lungo metri e metri di carta a rincorrersi son così “tante storie fantastiche” pronte ad allietare grandi e piccini: vecchi ebrei barbuti, bellissime regine dai grandi, languidi occhi, animali e piante esotiche. Tra tante esplorazioni nell’ebraismo anche il racconto a colori della vita del Baal Shem Tov. Un intrigante sguardo d’artista a quel mondo dell’Europa orientale nella quale il chassidismo troverà terreno fertile. E ancora il tentativo di elaborare l’Odessa di Babel nella sua dimensione di terra di confine e di incontri. All’ebraismo l’artista ha dedicato anche alcuni scritti: Questa è la mia vita e altri racconti del 1960 e Le Storie della Bibbia, scritte e illustrate dall’autrice stessa nel 1971 (entrambi i libri sono stati rieditati nel 2021 da Ronzani Editore). Nel 1958 ha curato le illustrazioni per i libri Re David, Re Salomone, Bar Cochevà e Rabbi Aqiva di Shlomo Skulski. Forte il suo segno nella cultura padovana e nazionale. Alla Mostra del Quarantotto del suo debutto al Pedrocchi prese anche parte al comitato organizzatore della rassegna presieduto da Diego Valeri (di cui diventerà grande amica). Nel 1951 fu presente alla riapertura della Biennale d’Arte Triveneta. Mentre nel 1959 alla I Biennale Città di Parma, nel 1961 al Premio Burano, alla XII Mostra d’Arte Interregionale “Premio Copparo” in provincia di Ferrara e alla Prima Mostra della Federazione Nazionale degli Artisti. Nel 1984, assieme a Carlo Travaglia, Franco Flarer e Nerino Negri, partecipò alla mostra Emozione Astratta. Tra le iniziative più recenti da ricordare l’antologica “Silvana Weiller Romanin Jacur. Dipinti e parole” alla Sala della Gran Guardia del 2011 e “Silvana Weiller Romanin Jacur. Sul filo del tempo 1948-1968” alla Filanda di Salzano nel 2012. Nel 2013 era stata tra le protagoniste di “Ebraicità al femminile. Otto artiste del Novecento” al Centro culturale Altinate San Gaetano di Padova, mentre nel 2014 all’esposizione “Artiste del Novecento tra visione e identità ebraica” tenutasi a Roma presso la Galleria d’Arte Moderna.
Molte le collaborazioni con riviste e gallerie. Parallelamente, per quasi un ventennio, si è occupata di “Cronache d’Arte” sul Gazzettino di Padova. Numerosi anche gli interventi all’interno della pubblicazione “Il Sestante Letterario” mentre nel decennio successivo una ricca attività poetica la porterà ad instaurare un rapporto di collaborazione con il poeta ed editore Angelo Bellettato.
Silvana Weiller Romanin Jacur era la madre dell’attuale assessore al Bilancio UCEI ed ex presidente della Comunità ebraica di Padova Davide Romanin Jacur.
Sia il suo ricordo di benedizione.