I candidati a guidare l’Italia
Con la campagna elettorale italiana appena iniziata, i quotidiani si concentrano oggi su quanto accade a destra, dove ci sono contrasti su chi debba guidare la coalizione. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni “avverte gli alleati”, titola il Corriere, “intesa sul candidato Premier o inutile stare insieme”. Meloni, spiegano i quotidiani, chiede garanzie che venga confermata la consuetudine a destra che il partito che ottiene più voti sceglie il Presidente del Consiglio. Lo fa partendo da favorita nei sondaggi in cui FdI “tocca anche il 25% e il centrodestra supera il 45%”, scrive il Corriere. Sulla carta dunque la destra parte largamente favorita: domani i suoi leader si vedranno per decidere la questione Palazzo Chigi, spiega Repubblica. Ma le parole al Corriere di Berlusconi sembrano lasciare le porte aperte a soluzioni diverse sulla premiership: “È un tema che non mi appassiona. – afferma il leader di Forza Italia – Non mi sembra che a sinistra abbiano indicato candidati”. Intanto proprio a sinistra si cercano di stabilire le alleanze e i possibili scenari futuri. “Chi verrà indicato per guidare il governo post elettorale, sempre che i voti lo consentano?”, la domanda, spiega Stefano Folli su Repubblica, che “attraversa le trattative in corso tra Pd, gruppi della sinistra (Speranza e altri) e i centristi liberal-democratici. Il ‘fronte repubblicano’ Calenda e +Europa chiede che sia Draghi, idem Renzi. Il Pd evita di pronunciarsi”.
Il passato di Fratelli d’Italia. Altra discussione che proseguirà in questi mesi, il tema del fascismo legato a Fratelli d’Italia. A riguardo, Paolo Berizzi su Repubblica ritorna su una figura nota alle cronache politiche e giudiziarie italiane: Roberto Jonghi Lavarini. “Cresciuto all’ombra di Ignazio La Russa, Jonghi, nel 2018, è candidato alla Camera da FdI”, racconta Berizzi, ricordando alcune delle uscite di quest’ultimo, descritto come “mussoliniano” e “paladino del saluto romano”. Nel 2014 verrà ad esempio condannato per apologia di fascismo con l’aggravante della propaganda di idee fondate sull’odio razziale. “Se mia figlia sposasse un ebreo interverrei… Lei sarebbe contento se sua figlia sposasse un negro, un drogato o un ebreo?”, le parole antisemite e razziste per cui Jonghi viene condannato. Berizzi poi racconta di chi nel 2019 era presente alla festa nazionale dei neofascisti di CasaPound a Verona: “Tra gli ospiti FdI mandati alla kermesse neofascista la star è il vicepresidente del Senato, Ignazio Benito Maria La Russa. Eccolo accanto a Simone Di Stefano, Luca Marsella e all’assessora regionale Elena Donazzan, quella che – racconta il giornalista – canta “Faccetta nera” in radio. ‘Bisogna unire il fronte sovranista’ dice La Russa. Su CasaPound – aggiunge Berizzi – è tenerissimo: ‘Un movimento che è stato emarginato dai Soloni di questa Repubblica’”.
Il passato e la campagna elettorale. Il tema del pericolo fascismo “può sicuramente avere un ruolo nella mobilitazione di alcuni pezzi di elettorato di centrosinistra”, ma “non credo che sposti grandi numeri”. “Sicuramente può consolidare la spinta a sinistra alle elezioni”. È la lettura che il direttore di Youtrend, Lorenzo Pregliasco, fa al Giornale della questione neofascismo e campagna elettorale. Il Giornale così come Libero (che si spinge a titolare che “L’antifascismo infinito è il cancro dell’Italia”) descrivono il tema come un’ossessione della sinistra. Su La Stampa intanto il giornalista britannico Bill Emmot scrive che “la sfida di Meloni e Salvini è sconfessare Putin e gli estremismi e rassicurare Ue e investitori internazionali sul futuro del Pnrr”. Sulle stesse pagine, Mattia Feltri, con una certa ironia, fa notare come la leadership di Fratelli d’Italia stia cercando proprio di fare questo. Concedono “interviste che sembrano ispirate dal generale Custer: sempre con la Nato, mai e poi mai con Putin. E non una sillaba contro Ue, Bce, mercati, qualche convinto elogio a Mario Draghi, come per gettare l’oblio su un decennio di opposizione da taverna. Di colpo, si cerca di piacere ai poteri forti. Se sia una conversione sincera o opportunistica, si vedrà. – scrive Feltri – Per ora, che Fratelli d’Italia si ponga il problema di non somigliare a Fratelli d’Italia, mi sembra già una buona notizia”.
Mosca contro l’Agenzia Ebraica. L’ex capo dell’Agenzia Ebraica e dissidente sovietico Natan Sharansky ha applaudito ieri alle dichiarazioni del Primo ministro israeliano Yair Lapid contro la guerra russa in Ucraina, alla luce delle attuali mosse di Mosca per chiudere gli uffici dell’Agenzia Ebraica nel Paese. “Lapid – scrive il Times Of Israel – è stato oggetto di critiche, soprattutto da destra, con i rivali politici che sostengono che le azioni di Mosca contro l’Agenzia Ebraica, un’organizzazione semigovernativa che incoraggia e facilita l’immigrazione ebraica in Israele, siano dovute alle sue inequivocabili e continue condanne dell’invasione della Russia nella vicina Ucraina”. Del caso Agenzia Ebraica scrive oggi Fiamma Nirenstein sul Giornale evidenziando come potrebbe essere il viatico per uno scontro ancor più duro tra Gerusalemme e Mosca, che in Siria hanno un patto di non belligeranza. La Russia qui non interviene sulle azioni anti-iraniane d’Israele. Ma la situazione potrebbe cambiare perché, come ricorda il Giornale, Putin sta stringendo legami sempre più stretti con il regime degli ayatollah, come dimostra la sua missione a Teheran a cui ha partecipato anche Erdogan. “L’asse fra Russia, Iran e Turchia ha un tratto anti americano e anti israeliano”, scrive Nirenstein, che però aggiunge che difficilmente Mosca si spingerà a uno scontro aperto con Israele. “Ma la chiusura dell’Agenzia è un atto duro, che mette insieme un attacco agli ebrei russi e a Israele, così catturato nello scontro mondiale di cui ha cercato invano di restare ai margini”.
Ritratti. Sul Secolo XIX un’ampia intervista all’artista e costumista Danièle Sulewic, in cui si parla del suo lungo legame lavorativo con Lele Luzzati, delle origine dei genitori e della sua esperienza di studio a Gerusalemme. In uno dei passaggi Sulewic racconta la sua esperienza in Polonia: “Sono figlia di ebrei polacchi e volevo capire quale segno aveva lasciato in me quello che è accaduto, anche alla mia famiglia, mio padre aveva tre fratelli e ne è rimasto uno. Ho trovato il coraggio di andare ad Auschwitz. – afferma Sulewic – Devo ringraziare Sergio Maifredi che ha avuto una residenza a Poznan e mi ha chiamato a lavorare con lui. Là ho ritrovato i sapori della cucina di mia madre, ho assaggiato quattro dolci al formaggio alla ricerca del gusto preciso della mia infanzia. É stato importante collaborare con il Centro Culturale Primo Levi di Genova, aver curato con Alberto Rizzerio la mostra ‘Il mondo misterioso del Dybbuk. La cultura ebraico-polacca attraverso l’opera di Andrzej Wajda’”.
Milano contro l’antisemitismo. Sulle cronache locali di Repubblica e Giornale si racconta dell’iniziativa di questa sera a Milano intitolata kippahaperitivo: un’occasione per esprimere simbolicamente solidarietà al mondo ebraico e in particolare all’avvocato che il 20 maggio scorso era stato aggredito a insulti e sputi perché aveva la kippah, raccontano i quotidiani. L’iniziativa si terrà in Corso San Gottardo, lì dove era avvenuta l’aggressione.
Daniel Reichel