Sport e identità, i talenti del Danubio

Nel fare piazza pulita dei vari dirigenti, allenatori e sportivi ebrei con l’avvento delle leggi razziste, le istituzioni dello sport italiano presero di mira tra tante una categoria oggetto di particolare insofferenza: quella degli odiati “danubiani”, Maestri di calcio che dall’Ungheria erano giunti in Italia per insegnare non solo i fondamenti del pallone di cui furono teorici raffinati ma anche un certo modo di affrontare la vita. A testa alta, con dignità e coraggio. Tra tante indimenticabile resta la figura di Arpad Weisz, il tecnico precursore di intuizioni moderne che fece le gioie di Bologna e Inter aggiudicandosi un totale di tre scudetti e che fu poi ucciso ad Auschwitz-Birkenau come la moglie e i figli. Ma non solo nel calcio si espresse il talento degli ebrei ungheresi applicato allo sport. A raccontarlo una mostra da poco inaugurata a Budapest nei pressi dello stadio nazionale, curata dal giornalista Adi Rubinstein. Quindici i ritratti di sportivi proposti nell’allestimento, in un viaggio breve ma comunque suggestivo. Tra loro, restando al pallone, spicca il nome di Bela Guttmann. Prima calciatore nelle file di Maccabi e Hakoah e poi allenatore da leggenda con vari trascorsi italiani e soprattutto una duplice vittoria in Coppa Campioni con il Benfica di Eusebio.
Grandi nomi caratterizzano questo percorso tra storia e identità. Tra gli altri quelli dei due migliori pallanuotisti d’Ungheria, Gyorgy Karpati e Dezso Gyarmati. Ma anche quelli di Jeno Fuchs, vincitore di quattro medaglie olimpiche nella scherma, o della tennista Zsuzsa Körmöczy che realizzò l’impresa di vincere un Roland Garros. Un posto di rilievo anche per una grande ginnasta: Agnes Keleti, 101 anni, la più anziana campionessa olimpica ancora in vita. Nelle sua bacheca cinque ori e dieci medaglie tra Helsinki ‘52 e Melbourne ‘56.
La cerimonia dei Giochi di Tokyo della scorsa estate si è aperta nel segno del suo volto ancora sorridente e del suo messaggio di amore per la vita nonostante le tante peripezie attraversate in varie fasi della sua esistenza, dalla persecuzione nazista in gioventù alla repressione comunista negli anni della maturità di atleta.
A celebrarne la carriera anche l’ultima edizione delle Maccabiadi.