Un Paese in rovina
Considero Concita De Gregorio una giornalista intelligente, e un cervello affascinante, al di là del fatto che io possa essere sempre d’accordo con quello che dice. Ma questo è un problema mio. Giorni fa, nella foga della retorica parlata, la De Gregorio ha fatto un riferimento fuori luogo paragonando il parlamento al livello di un istituto alberghiero. L’istituto alberghiero si è offeso e ha minacciato querela. Può capitare un incidente di percorso quando parli a braccio. Ma mezzo mondo di leoni da tastiera e populisti non hanno visto occasione migliore per scagliarlesi contro. Solo per confermare la loro avversione a una giornalista di sinistra, draghiana, e scandalizzata dal baratro in cui una politica dissennata e indecente ha scaraventato un intero paese. In effetti, Concita De Gregorio, che a me piace da pazzi, ha sbagliato eccome. La maturità e l’etica del nostro Parlamento è di gran lunga inferiore a quella di un qualsiasi istituto secondario di qualsiasi parte d’Italia. Gran parte dei parlamentari sono orgogliosi della propria incompetenza, affermano bestialità che neppure un bambino…, producono fake news sulla base delle quali si inventano una politica fasulla e fuorviante, disonesta nei confronti dei cittadini stessi che li votano, e si contraddicono da un giorno all’altro senza alcuna vergogna. E promettono cose che sanno benissimo di non essere in grado di mantenere, per impossibilità reale, e per incapacità individuale e di gruppo.
Mi son posto allora il dilemma di come si faccia a dire a chi usa la logica in modo pretestuoso e demagogico che il problema non è tanto il linguaggio figurato di Concita de Gregorio, che può benissimo non piacere e essere talora fuori dalle righe. Come si fa a dire a demagoghi da strapazzo che non è il linguaggio a distruggere il paese, ma l’implausibilità delle azioni e delle fratture, e dei governi fatti cadere per meschini calcoli di partito e di poltrona. Ho sempre nella memoria, ineradicabile, il Bertinotti di Rifondazione Comunista che fece cadere senza vergogna il governo Prodi.
Il linguaggio è un’arma pericolosa, che può sfuggire di mano, se usata all’impromptu, e a nessuno piacciono i collegamenti impropri, ma piace ancor meno la demagogia che consegna il paese a forze politiche legate a un certo tipo di passato. E piacciono ancor meno coloro che fingono di non accorgersene, soffermandosi su cavilli linguistici di cui neppure si avvederebbero, se non fosse il politicante di turno a farglielo notare in un articolo scandalistico, per deviare l’attenzione dalla politica, quella vera. Ribadisco: povero paese, come ti ha ridotto il populismo da strapazzo! Il populismo tout court.
Si viene distratti da polemiche infuocate sul linguaggio, e magari a farlo sono gli stessi che a ogni piè sospinto usano metafore blasfeme su ben altri argomenti, la Shoah ad esempio. A far la predica a Concita De Gregorio, poi, sono omofobi e razzisti, e i raffinati linguistici del vaffa, i competenti che contestano l’economista di professione con il discriminante e definitivo argomento ‘questo lo dice lei’.
Era forse Laura Antonelli a dire, in un famoso film degli anni Settanta: ‘Mio Dio, come sono caduta in basso!’
Linguaggio a parte, quanto rimpianto per i governanti colti e competenti, per quelli scafati, che magari avevano qualche contatto con la mafia, è vero, che ogni tanto facevano interessi personali e avevano conflitti di interesse plurimi, anche questo è vero, ma che stile, signori, che cervelli, che contenuti. Anche qualche tentato colpo di stato, magari, ma che stile e che cervelli. Beata la loro antica capacità di mediazione, moderata e furbesca, di un colpo al cerchio e un colpo alla botte. Oggi, di migliori non ne vediamo né dal punto di vista morale né da quello economico. Solo che, in aggiunta, sono incompetenti e non meno interessati. Dilettantismo ed estremismo massimalista congiunti in un connubio disarmante e distruttivo.
Qualunquismo? No, qualunquismo è mandare in rovina un paese e la sua immagine e il suo ruolo in Europa per calcoli di parte ed elettorali, qualunquismo è mettere alla gogna poche persone per bene per diffondere confusione e far valere la regola che tutto è uguale e l’uno vale l’altro, solo per permettere agli incompetenti di far miracolistica carriera. Gente che avrebbe potuto svolgere al più mansioni di…non lo dirò per non essere accusato di snobismo, arroganza e razzismo socio-professionale, per finire poi sulla brace, alla stregua della De Gregorio. Ma si capiscono gli sforzi per cancellare la storia dai programmi d’esame e si capisce la crociata all’insegna dell’incompetenza dell’uno vale uno: più ignoranti sono gli elettori più facilmente sono persuadibili e manipolabili. E più l’ignoranza è riconosciuta come criterio di valutazione comune, più facilmente gli incompetenti avranno meritato la guida del paese.
Se qualunquismo, allora, è disillusione amareggiata nell’osservazione del reale, beh, sì, sono un qualunquista. Draghi non è il mio politico, ma Draghi era al di là di ogni dubbio politica economica pura e corretta, sanità mentale e onestà. Il resto, interesse, volgari urla da capipopolo e incompetenza criminale.
‘Scenderemo nel gorgo muti’. Ancora una volta. Ma almeno avremo detto la nostra.
Dario Calimani
(26 luglio 2022)