Rappresentare Israele,
vita da diplomatico
Dopo tre anni di mandato, iniziati nel settembre del 2019, si avvia verso la conclusione la missione diplomatica dell’ambasciatore d’Israele a Roma Dror Eydar. Tante le sfide di questa sua esperienza italiana, profondamente segnata dal biennio della pandemia. Proprio la difficile gestione della crisi sanitaria, aveva raccontato l’ambasciatore a Pagine Ebraiche, è diventa anche un’importante occasione per dimostrare il profondo legame tra i due paesi. In particolare Eydar sottolineava l’arrivo, frutto della mediazione dell’ambasciata, di una delegazione medica dall’ospedale Sheba nei momenti critici della pandemia in Italia. “Dottori e infermieri israeliani sono venuti ad aiutare il popolo italiano. E in particolare il Piemonte, lavorando spalla a spalla con i medici dell’ospedale di Verduno. Una collaborazione segno di grande speranza”, le parole di Eydar, che più volte ha portato quel momento come modello dell’amicizia tra Israele e Italia. Un legame a cui l’ambasciatore, nel chiudere il suo mandato, ha voluto dedicare un libro: All’arco di Tito. Un ambasciatore d’Israele nel Belpaese (Belforte). Pagine in cui ha raccolto interventi e pensieri firmati in questi tre intensi anni di lavoro diplomatico, con missioni e incontri organizzati dal Trentino alla Sicilia. Nel volume – il primo pubblicato in italiano e forse non l’ultimo, avverte l’autore -, sono molteplici gli argomenti toccati: da una panoramica sui precetti della tradizione ebraica, ai riferimenti biblici legati all’Italia; dalle analisi sulle prospettive del Medio Oriente e le minacce per Israele, alle riflessione sul valore della Memoria della Shoah e la necessità di un impegno a tutto campo contro l’antisemitismo.
A fare da filo rosso dei diversi temi, l’esperienza di rappresentare Israele. “Non pensavo che sarei mai stato un ambasciatore. – spiega Eydar – Non pensavo che avrei mai parlato italiano. Non era neppure nella lista dei miei sogni. Il desiderio di fare ciò che sto facendo adesso si è venuto a formare con un lungo processo, dopo anni di scrittura, di ricerca, di congressi e di conferenze, non solo in Israele, ma in tutto il mondo”.
La curiosità per scoprire il paese, racconta ancora il diplomatico, è stato uno dei motori sul piano privato che lo ha spinto a cercare di conoscere il più possibile le complessità della società e del territorio italiano. “Sul piano pubblico, – aggiunge – a guidarmi sono l’impegno e il senso del dovere nei confronti del nostro popolo, del nostro Paese e del nostro patrimonio. L’ambasciatore dello Stato di Israele lo è anche della cultura ebraica. In un Paese con una cultura cristiana presente un po’ ovunque, la tradizione dei nostri Padri ha un peso speciale. ‘Quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli’”.