I deliri di Orban

Băile Tuşnad o Tusnádfürdő è una cittadina della Transilvania orientale, nel cuore della Romania, abitata in maggioranza da secleri o székelyek. Una popolazione dall’origine incerta, ma che parla la lingua ungherese e tale si percepisce dal punto di vista identitario. In Romania la minoranza ungherese, che comprende anche i Csángós della Moldavia, rappresenta quasi il 7% della popolazione totale. Quella ungherese è una delle poche minoranze in Europa sopravvissuta più o meno agli stravolgimenti demografici del secolo scorso scatenati dai vari nazionalismi attraverso persecuzioni, esodi e politiche di assimilazione culturale mai del tutto pacifiche. La si ritrova anche in Serbia, Croazia, Slovacchia e Ucraina.
Proprio a Băile Tuşnad, il primo ministro ungherese Viktor Orbán durante un discorso annuale ha affermato che “Noi [ungheresi] non siamo una razza mista… e non vogliamo diventare una razza mista”, aggiungendo che i paesi in cui si mescolano europei e non europei “non sono più nazioni”. La stessa provenienza, ovvero l’etnogenesi, degli antichi magiari è sempre stata materia di dibattito da secoli per storici e antropologi. L’ungherese è indubbiamente una lingua uralica, e i magiari storici prima di occupare nel IX secolo la pianura pannonica dove scorre il Danubio provenivano probabilmente dalle steppe dell’Asia centrale e orientale, imparentati con altri popoli di guerrieri nomadi come unni e avari, dai loro luoghi d’origine e nel loro percorso entrarono in contatto e si mescolarono con popolazioni turche, iraniche e mongole, e poi slave, germaniche e via dicendo. Non a caso, il turanismo, un’ideologia ottocentesca che promuoveva l’origine comune e l’unione tra popoli ugro-finnici, turchi e mongolici – così come l’esistenza di una comune famiglia linguistica uralo-altaica comprendente questi gruppi – è molto apprezzato tra i nazionalisti turchi, e anche storicamente in alcuni settori dell’estrema destra ungherese, tra cui il partito Jobbik. Per quanto entri in conflitto con l’identitarismo cristiano, non c’è invece da stupirsi che l’idea turanica abbia spesso assunto tinte antisemite.
Penso sia comunque inutile continuare a spiegare nel XXI secolo quanto sia idiota parlare di “razze”, dopo appunto gli orrori che le medesime idee su tali argomenti hanno prodotto nel secolo scorso, sarebbe però illuminante capire cosa intenda davvero Viktor Orbán per “razze miste”. Idolatrando una popolazione che, secondo i deliri del premier ungherese, nei secoli si sarebbe mantenuta “razzialmente pura”. proprio nel cuore della tumultuosa Europa. A scapito di ciò che in realtà racconta la sua storia eterogenea e nomadica.
Ma ancora più imminente sarebbe che in vista della prossima tornata elettorale in Italia, quei candidati che hanno parlato spesso esplicitamente di “Orban come modello da importare”, battano in qualche modo un colpo spiegando se è di nuovo l’Europa delle “razze pure e non miste” quella che sognano. Solo per sapere (anche solo a titolo personale) se imitando gli antichi nomadi magiari non sia il caso di smontare le tende, e tener pronta qualche valigia.

Francesco Moises Bassano

(29 luglio 2022)