Il leader di Al Qaeda
ucciso in raid Usa

Diversi giornali non hanno fatto in tempo a pubblicarla sul cartaceo, ma la notizia del giorno è l’eliminazione da parte Usa del numero uno di Al Qaeda Ayman Al Zawahiri. L’erede di Bin Laden – ucciso nel 2011 – è stato colpito il 31 luglio da un drone mentre si trovava in una casa a Kabul, in Afghanistan. “Giustizia è fatta. Ho autorizzato l’operazione, pianificata per sei mesi, per togliere dal campo di battaglia uno dei più pericolosi nemici del popolo americano. E ho un messaggio per tutti i terroristi. Non importa dove vi nascondiate, noi vi troveremo e vi elimineremo”, le parole con cui il presidente Biden ha annunciato ufficialmente ieri l’eliminazione di Al Zawahiri. Sul terrorista, di origine egiziana e con una laurea in medicina, pendeva una taglia da 25 milioni di dollari, ricorda La Stampa. “Se Al Qaeda negli anni ’90 e poi fino agli anni post 11 settembre è stata la minaccia numero uno per l’Occidente capace di colpire in serie gli americani in Arabia e l’ambasciata Usa a Nairobi e ancora la Uss Cole nell’ottobre del 2000 nello Yemen, le città europee di Londra e Madrid e infine – ma non per ultimo – di frantumare le Torri Gemelle è stato – spiega La Stampa descrivendo il ruolo di Al Zawahiri – per la visione di questo medico egiziano diventato nel 2011 dopo la morte di Bin Laden capo di Al Qaeda”.

Iran atomico. Il regime iraniano possiede “le capacità tecniche per costruire una bomba atomica”. Lo ha detto Mohammad Eslami, capo dell’Agenzia per l’energia atomica di Teheran, aggiungendo allo stesso tempo che la costruzione dell’atomica “non è in agenda”. E poi puntando, come sempre, il dito contro Israele le cui accuse, ha sostenuto Eslami, “non ci impediranno di raggiungere i risultati che ci prefiggiamo”. L’annuncio iraniano è arrivato nel giorno in cui si è aperta la Decima conferenza del Trattato di non proliferazione. “Pur condita e ammorbidita dalle buone intenzioni di Teheran, – scrive il Sole 24 Ore – la dichiarazione che terrorizza il mondo Occidentale, quella che tutti si auguravano di non sentire mai, e che Israele profetizzava da tempo, non è comunque una novità”. Israele ha fatto sapere di essere pronta a usare la forza pur di fermare l’Iran, mentre Europa e Stati Uniti ancora sperano di rilanciare l’intesa nucleare. I negoziati, tra molto scetticismo, dovrebbero ripartire presto a Vienna (Giornale).

Cereali ucraini, ripartire da Odessa. La prima nave carica di cereale ucraino è partita finalmente dopo il lungo embargo imposto dall’aggressione russa. “La ‘Razoni’ è partita ieri da Odessa con oltre 26.000 tonnellate di mais, oggi dovrebbe essere sottoposta a un’ispezione in acque turche per poi proseguire il suo viaggio fino a Tripoli, sulla costa libanese”, riporta Repubblica. La Stampa spiega che la partenza della nave Razoni può rappresentare “l’inizio di una svolta per mitigare la crisi alimentare che ha fatto aumentare i prezzi del cibo e sta colpendo drammaticamente soprattutto i Paesi più poveri, e per questo è stata salutata positivamente da tutti i principali attori internazionali. Ma molti hanno anche espresso una certa cautela e hanno sottolineato che l’intesa sul grano va portata avanti fino in fondo per raggiungere gli obiettivi prefissati”.

Tensioni tra Pristina e Belgrado. Nella parte settentrionale del Kosovo, a maggioranza serba, sono scoppiate alcune proteste contro la decisione di vietare l’uso di documenti e targhe automobilistiche serbe. La questione ha riacceso così le tensioni mai sopite tra Pristina e Belgrado, che – assieme a Russia, Cina e alcuni Paesi Ue – non riconosce la sovranità territoriale kosovara. Su pressioni Ue e Usa in ogni caso i divieti annunciati dal governo del Kosovo sono stati posticipati a settembre. Secondo la Stampa la Russia nel frattempo cerca di giocare la sua partita anche qui nei Balcani, fomentando le divisioni per destabilizzare un’area in equilibrio sempre precario.

La matrice neofascista della strage di Bologna. Alla luce di quanto emerso dai processi, “la pista palestinese” rispetto alla strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 è solamente un tentativo di depistaggio per spostare l’attenzione dalla matrice neofascista dell’attentato. A spiegarlo al Fatto Quotidiano, Paolo Bolognesi, presidente dei famigliari delle vittime. Nell’intervista si evidenzia come a credere alla pista palestinese siano in particolare aderenti a Fratelli d’Italia. “Soprattutto il deputato Federico Mollicone, fondatore del gruppo ‘La Verità oltre il segreto’. Invece di cercare la verità, mi pare però cerchi di confondere le acque, forse per allontanare qualsiasi sospetto da vecchi arnesi neri finiti oggi in Fratelli d’Italia”. “Anche quelli di FdI dicono di volere la verità: vedremo. – afferma ancora Bolognesi – Se poi faranno di tutto per non arrivarci, denunceremo il fatto che non vogliono la verità. Il dovere di noi parenti delle vittime è di cercare la verità fino in fondo. E la verità non è la”pista internazionale , la “pista palestinese”, baggianate messe in circolo dalla P2”.

Baci e tradizione. Su Repubblica Marino Niola, giornalista e antropologo, si sofferma sul ruolo del bacio nelle diverse religioni e nei rispettivi testi sacri. E porta scrive che è “nell’ebraismo che si trovano le prime tracce del bacio santo. È quello con il quale il profeta Samuele consacra Saul primo re di Israele. In effetti, il bacio religioso punteggia la vita degli ebrei anche nel quotidiano. – scrive Niola – La tradizione vuole che quando si oltrepassa una soglia si dia sempre un bacio alla mezuzah, una piccola pergamena affissa agli stipiti di ogni porta. E in sinagoga, quando il sacro rotolo della Torah viene aperto gli uomini baciano gli tzitzit, le frange dello scialle da preghiera che simboleggiano le seicentotredici mitzwoth, i precetti del Signore”. C’è anche il bacio che Giacobbe riceve dal fratello Esaù. “Ma è un bacio che non è un bacio. – aggiunge Niola – E la Torah lo sottolinea con un’eccezione grafica, mettendo numerosi puntini sulla parola, qui vayshaqehu (letteralmente, lo baciò) (Genesi, 33, 4). Secondo gli studiosi questa sovrabbondanza di puntini, che non ha riscontri in altre occasioni, è il segno lasciato dai denti di Esaù sul collo di Giacobbe. L’episodio ha dato origine all’espressione yiddish vayshaqehu mit pintelach, lo baciò con i puntini, per indicare una persona o una circostanza in cui si dice una cosa ma se ne intende un’altra”.

Ricordando Guido Fink. La Cineteca di Bologna ha raccolto gli scritti (da Allen a Lubitsch) del critico Guido Fink, scomparso tre anni fa. Il lavoro, racconta Repubblica Firenze, sarà presentato giovedì al Balagan Cafè. “I saggi sono percorsi da un sotterraneo filo rosso: l’interesse per sue le radici ebraiche”, scrive il quotidiano. In particolare per il ricordo di una famiglia, che il figlio Enrico, descrive come “coloratissima, che univa ebrei italiani a profughi russi: mia nonna era parente di Giorgio Bassani che al matrimonio di lei, e alla nascita di mio padre, dedicò il primo racconto de L’odore del fieno: loro sono, in realtà, i Rotstein”.

Riconciliazioni. Avvenire presenta il Forum Europeo sulla giustizia riparativa a Sassari dedicato alla riconciliazione politica. Nell’occasione si è parlato anche dell’esperienza tra israeliani e palestinesi.

Piazza dei mercanti. Più presidio, luci e telecamere ma no all’ipotesi di una recinzione protettiva come chiesto dall’Anpi, da ormai 12 anni. Così ha deciso la maggioranza in Comune a Milano, esprimendo parere negativo sul progetto di una recinzione attorno alla Loggia dei Mercanti, luogo simbolo della resistenza di Milano. E quindi bocciando la proposta mossa dall’Anpi locale guidato da Roberto Cenati. “La vicenda si trascina da anni, coi continui vandalismi di cui è vittima il sacrario e il generale degrado che circonda l’area. – spiega il Corriere – Di recente, sotto le arcate medievali è arrivata anche l’installazione pensata dall’architetta Cini Boeri, un lascito dell’Anpi per la città della memoria, con le due stele in vetro stratificato e con le incisioni di frasi di Primo Levi e Vittorio Foa sulla Resistenza. Di fronte venti panchine in beola per offrire un momento di riflessione davanti alla sacralità del luogo”. Che però è stato più volte danneggiato, da qui la proposta dell’Anpi di una recinzione provvisoria. Ipotesi che sembrava essere stata accettata dall’amministrazione, ma ieri è arrivata la bocciatura della Commissione consiliare e così si è riacceso il dibattito.

La vita di Zvi. Su La Verità si racconta, prendendo spunto da una statua a lui dedicata in Montenegro, la storia di Shabbatai Zvi.

Daniel Reichel