Politica e rispetto

Con l’aprirsi della campagna elettorale iniziano a crescere i toni del confronto. Il dibattito politico, lo scontro anche aspro fatto di idee e di programmi, sono da sempre elementi fondamentali del gioco democratico. Senza discussione non si cresce, e siamo liberi fin quando è dato dalle regole comuni di esprimere le proprie opinioni. Quel che però non è scritto nella Costituzione è il criterio a cui ci si dovrebbe attenere nell’esprimere i propri ideali. La parola “rispetto” ricorre nella nostra Carta alcune volte ed è per lo più riferito alle norme di legge (rispetto per le…). Solo all’articolo 32 si utilizza quel termine riferendosi all’essere umano, ma siamo nell’ambito dei trattamenti sanitari. Un tema fondamentale sul quale siamo chiamati tutti a riflettere, ma non di questo intendo scrivere oggi. Se cerchiamo altri termini relativi all’utilizzo improprio della libertà di parola non andiamo molto lontani. L’articolo 21 ci dice che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Giustissimo. Mentre nulla troviamo se ricerchiamo concetti come odio, dialogo, dibattito. Non pretendo naturalmente che in una Costituzione scritta nel 1946-7 compaia il termine post-moderno e inglese “bodyshaming”, e naturalmente non troverò mai un riferimento allo “hate speech” di cui si è recentemente occupata una commissione in Senato presieduta da Liliana Segre. La società in questi decenni si è trasformata, e senza dubbio anche la politica ha cambiato linguaggi. Di questi cambiamenti dobbiamo tenere conto. Per questo chiedo se non sia opportuno, a prescindere dalle norme elettorali sulle tempistiche da rispettare nella propaganda sui mezzi di comunicazione, se non ci si debba anche accordare su un codice di comportamento che metta al centro il concetto di rispetto. Per tutti. Che si parli di idee è giusto e necessario. Non credo invece sia corretto (e penso sia altamente diseducativo, esponendo le giovani generazioni a esempi indegni di un paese civile) accettare post sessisti su leader politici, liste di prescrizione che chiamano “mostri” gli avversari, utilizzo di termini infamanti. La gentilezza (altro termine che ahimè non è presente in Costituzione) dovrebbe dominare nell’esprimere idee politiche e programmi che mettano al centro le persone e la loro felicità. “Tutti gli uomini sono creati uguali; (…) essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, (…) tra questi diritti vi sono la Vita, la Libertà e il perseguimento della Felicità”. Sono parole note, scritte nella Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America (1776). Che siano fonte di ispirazione anche per la politica di oggi.

Gadi Luzzatto Voghera, direttore Fondazione CDEC