Taiwan e le manovre cinesi
Nel secondo giorno di esercitazioni militari, aerei e navi da guerra cinesi hanno attraversato la “linea mediana” dello Stretto di Taiwan. Manovre che il ministero della Difesa di Taipei ha definito come “altamente provocatorie” e fanno salire ulteriormente la tensione nell’area. La presidente dell’isola, sui cui la Cina rivendica la propria sovranità, ha poi fatto appello alla comunità internazionale “a sostenere la Taiwan democratica e a fermare qualsiasi escalation della situazione della sicurezza regionale”. Le manovre cinesi sono state decise come risposta – e ritorsione – per il recente viaggio della speaker del Congresso Usa Nancy Pelosi, che dal Giappone fa sapere: “Gli Stati Uniti non permetteranno in alcun modo di isolare Taiwan”. Secondo il Corriere, l’operazione cinese – senza precedenti – non è “solo una reazione al piccolo sbarco della signora Pelosi” di alcuni giorni fa, ma è anche l’applicazione della strategia della “zona grigia”: “così i militari definiscono le operazioni a fuoco che si fermano a un passo dalla guerra, creando una situazione di incertezza e logoramento permanente”. La Cina, secondo questa interpretazione, vorrebbe destabilizzare l’area, evitando però un intervento militare diretto su Taiwan, che rappresenta comunque un partner commerciale importante. “La guerra per Taiwan sarebbe – scrive il Corriere – irrazionale (ma lo era anche quella russa in Ucraina)”.
L’Ucraina sotto le bombe russe. Anche ieri i bombardamenti russi sono stati pesanti, specie nella regione meridionale attorno a Mykolaiv, ma anche a Dnipro, nelle zone centrali del Paese, dove la cittadina di Nikopol pare sia stata centrata da una sessantina di razzi, riporta il Corriere. E intanto fa discutere la denuncia di Amnesty International secondo cui l’esercito ucraino avrebbe lanciato attacchi contro i russi dall’interno di 19 centri abitati mettendo “in pericolo la popolazione civile”. “È una vergogna che un’organizzazione come Amnesty International stia partecipando a questa campagna di disinformazione e propaganda”, ha commentato Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Zelensky. Mentre, riporta Repubblica, l’intellettuale francese Bernard-Henri Levy scrive: “Sarebbe come accusare la resistenza francese nel ’44 di combattere nelle strade di Parigi”.
Scambio di prigionieri. I tribunali russi hanno condannato la cestista americana Brittney Griner a nove anni e mezzo di colonia penale per “traffico di droga”. L’atleta era stata arrestata in aeroporto poco dopo l’invasione dell’Ucraina perché in borsa aveva alcune cartucce di olio di hashish per vaporizzatori. L’olio di hashish, usato come antidolorifico da molti atleti perché ha meno effetti collaterali di altri analgesici, è lecito negli Stati Uniti ma vietato in Russia. In ogni caso, raccontano i quotidiani, la sentenza appare come una chiara ritorsione politica da parte di Mosca contro gli Stati Uniti e le sanzioni imposte dopo l’aggressione all’Ucraina. La libertà di Griner, insieme a quella dell’ex marine Paul Whelan, condannato a 16 anni di lavori forzati per spionaggio, potrebbe essere “scambiata” con il trafficante d’armi Viktor Bout, tagiko con la cittadinanza russa, ex colonnello dell’Armata Rossa (Corriere).
I neofascisti di Lucca. Un lungo reportage sul Venerdì di Repubblica scava nel passato di Fabio Barsanti, fondatore di CasaPound a Lucca e oggi assessore allo Sport della città, dopo aver sostenuto con la sua lista il sindaco Mario Pardini. L’articolo si chiede come Barsanti – che in un’intervista del 2019 si definiva fascista – possa aver raggiunto un ruolo così importante in città, nonostante non abbia mai rinnegato il suo passato. Anzi. A sdoganarlo, si spiega, sono stati sia ambienti della destra quanto della sinistra lucchese.
I conti con il passato di Fratelli d’Italia e Meloni. Sui quotidiani prosegue l’analisi sui collegamenti tra esponenti di Fratelli d’Italia e l’estrema destra. Repubblica si concentra sulle parole di Meloni sul fascismo e scrive che la leader di Fratelli d’Italia “non ha fatto i conti con il passato”, definendo ambigue le sue posizioni. Libero attacca ferocemente questa linea e altre critiche alla leader di FdI e a Salvini (il titolo in prima pagina è “la sinistra fa schifo”). Su Domani Davide Assael invece invita a guardare al destino di Fini dopo la svolta del viaggio in Israele. “Mi viene in mente cosa mi disse Amos Luzzatto, storico presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane e fine intellettuale. – scrive Assael – Mi raccontava di quando accompagnò Fini in Israele. Gli disse, noi apprezziamo il tuo gesto, ma la tua base non ti seguirà. Andò così. Fini è stato dileggiato dalla destra italiana, ma, a me pare, siamo sempre lì e non credo che Meloni abbia né forza politica né capacità intellettuali per traghettare la destra italiana fuori dalle secche in cui l’ha fatta precipitare un secolo esatto fa Benito Mussolini”.
Espellere l’imam antisemita. La Francia ha emesso contro di lui un ordine di espulsione verso il Marocco per la sua retorica antisemita. Ma l’imam Hassan Iquioussen ha provato a fermare il provvedimento, facendo appello alla Corte europea dei diritti umani. Appello respinto per un imam che le autorità francesi hanno accusato anche la settimana scorsa, racconta Libero, di diffondere messaggi di odio e inviti a colpire in particolare la comunità ebraica.
Al cinema. Sud America, 1960. Un sopravvissuto alla Shoah solitario e scontroso si convince che il suo nuovo vicino non è altro che Adolf Hitler. È la trama del film Il mio vicino Adolf del regista Leon Prudovsky, presentato fuori concorso in questi giorni a Locarno e recensito positivamente oggi da Giornale e Manifesto.
Daniel Reichel