Il clima generale

Che le elezioni politiche possano essere un momento di grande tensione e scatenamento di odi e conflitti non è strano. Non le ho viste, ero troppo piccola, ma ricordo quello che mi si raccontava sul clima di quelle del 1948: i comitati civici, l’ombra dell’Armata Rossa, i comunisti che mangiavano i bambini, la guerra fredda, e poi tre mesi dopo l’attentato a Togliatti che ha rischiato di precipitare l’Italia nella guerra civile.
Oggi il clima non è bello. Ma gli insulti, invece di essere rivolti a partiti o programmi, sono diventati personali. Non si riesce proprio a sollevarsi dal personale al politico? L’odio c’è, comunque. È forse meno pericoloso di quello del 1948, ma certo ci dice molto sul clima generale, sulla non voglia di responsabilità, sul disgregarsi ormai definitivo dell’idea di politica. Eppure ci sono nella società tante forze pulite: volontari che si occupano con amore e intelligenza di disabili e deboli, sanitari che si ammazzano per salvare vite umane, vigili del fuoco che spengono incendi, persone che salvano e si curano dei migranti. Si può trovare un modo, lontano da ogni populismo, per partire da loro, e per ricostruire un’Italia più sana?