Jo Goldenberg, a 40 anni dall’attacco
Gli ebrei francesi chiedono giustizia

È l’ora di pranzo del 9 agosto 1982 quando un gruppo di terroristi palestinesi attacca il ristorante ebraico-parigino Jo Goldenberg, tra i più frequentati del Marais. Armati di mitragliatrici e granate, in pochi minuti compiono una strage. Sei le vittime, ventuno i feriti. Uno shock profondo e incancellabile.
Ma anche una vicenda dai contorni ancora poco chiari con cui il Paese tornerà a fare i conti nelle prossime ore, nel quarantesimo anniversario dall’attacco, attraverso una cerimonia organizzata dal ministero della Giustizia in collaborazione con il Consiglio rappresentativo degli ebrei francesi e altre organizzazioni.
Giustizia come ricerca di verità e come obiettivo imprescindibile. Un punto che le istituzioni dell’ebraismo d’Oltralpe sono tornate a sottolineare con forza alla viglia dell’appuntamento. Evidenziando in questo senso le responsabilità di Autorità nazionale palestinese e Giordania, entrambe solerti nel rigettare le richieste di estradizione formulate nei confronti di sospetti membri del commando. Dal 2020 si trova invece in Francia un altro sospetto, Abu Zayed, estradato grazie a un accordo con la Norvegia.
Dal processo che dovrebbe aprirsi a suo carico è possibile emergano verità volte a far luce non soltanto sull’attentato parigino. Una ipotesi attribuita agli inquirenti francesi vede infatti Abu Zayed coinvolto anche nell’attacco al Tempio Maggiore di Roma del 9 ottobre successivo. Vittima del fuoco palestinese fu allora il piccolo Stefano Gaj Taché di due anni appena. “Un nostro bambino, un bambino italiano” lo ricorderà il Capo dello Stato Sergio Mattarella nel giorno del suo insediamento.