“Libri in valigia”
La grande guerra dell’informazione
Negli Stati Uniti la bolla dei media è esplosa dopo le elezioni. Il boom della presidenza Trump, che aveva segnato una crescita vertiginosa dell’audience e dei profitti, si è rivelato transitorio. La crescita si è interrotta e la frenesia del ciclo delle notizie è stata rimpiazzata da una sorta d’indifferenza. Non è solo che Biden fatica a tenere la gente incollata allo schermo, a differenza del suo predecessore. È che lo scenario continua a cambiare – dalla distribuzione delle forze in campo alla sensibilità collettiva. L’ultimo libro di Jill Abramson, Mercanti di verità, racconta questa rivoluzione con l’occhio al dettaglio del reporter e l’esperienza maturata in una lunga controversa carriera ai massimi livelli.
Cresciuta in una famiglia ebraica, dopo incarichi a Time e al Wall Street Journal è stata la prima donna a diventare direttore esecutivo del New York Times – ruolo da cui tre anni dopo è stata licenziata per comportamenti ritenuti discutibili e arbitrari. Neanche Mercanti di verità è uscito indenne dal polverone che puntuale l’accompagna, ma al di là delle polemiche in queste pagine articolate attorno a quattro protagonisti dell’informazione – Buzzfeed, Washington Post, New York Times e Vice – si coglie la mutazione strutturale che sempre più sposta i ricavi sul fronte digitale e in questo processo sperimenta nuove formule rimodellando la capacità di attenzione e critica dei cittadini. “È un momento entusiasmante per il giornalismo”, scrive Abramson. E vale la pena leggerne.
Daniela Gross