La sfida di un museo

Un’antica polemica ebraica oppone l’impegno alla musealità all’impegno per la vita. Lo sguardo a un passato esibito in bacheca contro il fervore di una vita ebraica attiva – dove per ‘vita ebraica attiva’ si intendono molteplici strade possibili, ovviamente. Non so se altri, in altre società e culture, abbiano teorizzato e dibattuto con altrettanta intensità questa opposizione.
Come accade spesso, fra gli estremi del museo e della vita assoluta esistono molte variabili intermedie, esistono compromessi e conciliazioni infinite. Difficile scegliere e difficile giudicare o condannare. Ciò che appare facile definire è che un presente senza passato è una realtà sradicata e alienata e che un passato senza presente è una realtà troncata e privata della visione.
In tempi in cui molte delle nostre Comunità in crisi sono impegnate nella musealità, perché non vadano dispersi il significato e il ricordo di un percorso storico di cui merita andare orgogliosi, la sfida da lanciare a sé stessi è quella di lanciare il proprio sguardo al passato senza rinunciare all’impegno di vita.
Il museo ha un ovvio senso per gli altri, per stimolare la conoscenza della realtà e della storia dell’ebraismo. La conoscenza è parte della battaglia contro i pregiudizi e l’antisemitismo. Ma il museo può contribuire anche a una nostra maggiore consapevolezza di una storia cui non rinunciare. Storia di impegno, di studio, di sofferenze, di acquisizioni.
Come accade spesso, si tratta non di acuire le contraddizioni, ma di cercare la conciliazione fra gli opposti, metterli in funzione reciproca e rendere fruttuoso il loro rapporto. Una bella sfida, appunto!

Dario Calimani

(9 agosto 2022)