La crisi vista da Gerusalemme
Nell’arco di poco più di 48 ore i terroristi della Jihad Islamica hanno lanciato un migliaio di razzi verso il territorio israeliano. Una minaccia respinta nella sua quasi totalità dal sistema di protezione anti-missile Iron Dome (“Cupola di Ferro”), operativo dal marzo del 2011 e già decisivo in molte altre circostanze recenti. Non l’unica tecnologia messa a punto da Israele per arginare i suoi nemici nella Striscia di Gaza (sia che si tratti di Jihad Islamica che di Hamas, il gruppo egemone, rimasto per una volta in disparte). È il caso delle iniziative intraprese per smantellare la rete dei cosiddetti “tunnel del terrore”, anche attraverso un sofisticato sistema sotterraneo che – stando all’intelligence – dovrebbe aver eliminato tutti i collegamenti un tempo esistenti tra Gaza e Israele. Disinnescando così il rischio di incursioni, rapimenti, attentati. Ma il pericolo ha molti modi per manifestarsi. Con l’Iran spettatore attento e complice la cui ombra appare, nello sfondo, sempre più inquietante.
Anche di questo si è parlato nel corso di un briefing organizzato dall’American Jewish Committee e dedicato alle tensioni dello scorso fine settimana. Ad intervenire la direttrice dell’ufficio di Gerusalemme Avital Leibovich.